MALPENSA – Era un luogo ambìto di lavoro. L’aeroporto di Malpensa. Era il mito dell’effetto indotto per il territorio. Ma forse, questo, era solamente un auspicio alla luce della denuncia dei sindacati di stipendi bassi e condizioni economiche peggiorative che portano molti lavoratori a fuggire e cercare alternative. Ed anche sui social network – in modo particolare su “Sei di Malpensa Se” – continua il dibattito alla luce di quanto pubblicato dalla Prealpina in questi giorni. Non mancano le prese di posizione di chi ricorda con affetto quel posto di lavoro, ma ora sottolinea a che così non si può andare avanti. «Io sono uno di quelli che è scappato», è lo sfogo di un ex lavoratore aeroportuale. «E posso dire che il salto di qualità l’ho fatto con stipendio alto e ferie e weekend a casa, ma io là dentro ci ho lasciato dieci anni di vita, ogni anno era sempre peggio». E in conclusione: «È un peccato, perché l’aeroporto è un bellissimo ambiente lavorativo, ma c’è troppo sfruttamento, non cominciate a lavorare lì». Una posizione da professione pessimismo che ha trovato moltissime condivisioni tra i cittadini. Con qualcuno che prova a mettere in evidenza il lati positivi – a dire il vero pochi – come quello «delle aziende private in cui si sta bene», «io ho abbandonato dopo quindici anni per motivi familiari». Infine, c’è anche chi se la prende con chi dirige l’aeroporto con la specificità che «i bandi per le gare d’appalto sono assurdi, sono solamente di natura economica e la qualità è prossima allo zero». E qualcuno invoca la necessità di fare uno sciopero, Anzi, come è scritto in un post: «Finalmente uno sciopero come Dio comanda»