Niente lavoro né pensione Il dramma di 5mila varesini

La Prealpina - 06/04/2017

«I giovani che non riescono ad entrare nel mondo del lavoro rappresentano senza dubbio una urgenza, ma dobbiamo anche ricordare che chi ha già superato i 45 anni di età, ha già fatto un percorso lavorativo e si ritrova in cassa integrazione o in mobilità, vive un vero e proprio dramma. E in provincia di varese parliamo di migliaia di persone». A lanciare l’allarme è Umberto Colombo, segretario provinciale della Cgil. E lo fa a ragion veduta, dal momento che i numero elaborati dall’Osservatorio Cgil sul mercato del lavoro parlano chiaro.

Sono 2637 i varesini con un’età compresa tra i 45 e i 50 anni che a fine 2016 erano in cerca di lavoro. A loro se ne aggiungono altri tremila nella fascia di età compresa tra i 50 e i 55 anni. Numeri importanti, dunque, che ancora una volta confermano come gli strascichi della crisi in provincia siano ancora evidenti.

«A varese si conferma il fatto che siamo di fronte a due fasce deboli per il mercato del lavoro – spiega ancora Colombo – quella dei giovani e quella di chi ha qualche anno in più sulle spalle. Tra l’altro, gli over 45 sono coloro che sono stati più colpiti dall’uso di ammortizzatori sociali, ristrutturazioni e riorganizzazioni aziendali in atto, A ciò si aggiungono i danni della legge Fornero, che ha prolungato la presenza al lavoro di anni ed è andata a incrementare la fascia di persone non abbastanza anziana per la pensione». E così, mettendo insieme le difficoltà di giovani e adulti in là con gli anni, Varese conquista primati in negativo piuttosto che in positivo. Se prima era ai primi posto per tasso di occupazione, ora lo è per tasso di disoccupazione, in primis quella giovanile (24%, al di sopra della media regionale che si ferma al 18%).

Quelle che mancano, secondo il segretario della Cgil, sono le politiche attive del lavoro. «Tutti parlano di politiche attive del lavoro – sottolinea Colombo – ma nessuno poi porta avanti azioni concrete. Questo sia a livello nazionale che locale. Il governo Renzi ne parlava tantissimo, Gentiloni segue la scia, ma nessuno si è ancora messo all’opera. E anche a livello locale è la stessa cosa. Invece le politiche attive sarebbero fondamentali. Bisogna capire qual è la professionalità di queste persone, riqualificarle con percorsi specifici che possano poi consentire loro di rientrare nel mondo del lavoro, in grado di rispondere ai cambiamenti in corso». Invece quello che accade è un ridimensionamento dei centri per limpiego, che, ovviamente, va nella direzione opposta e non risolve il dramma sociale».