«Il treno quando passa?» La frase è scritta con la vernice nera sulle paratie in cemento poste a difesa del cantiere dell’Arcisate – Stabio. Il cittadino esasperato non sapeva che quella di ieri sarebbe stata una giornata di festa, perché la luce in fondo al tunnel si cominciava a intravvedere. Galleria di Induno, 50 metri sotto terra, ore 12,30: viene abbattuto il diaframma che unisce la galleria naturale (lunga 500 metri) che da Pra da Sott, centro paese, collega al tratto di quella artificiale, poco più di 400, in direzione di Arcisate.
A meta giornata è cominciata quella giornata di festa per i residenti cui hanno accennato tutti i politici. Dopo tanti anni di disagi la tratta ferroviaria parte italiana, ora è un po’ più vicina: dicembre 2017 è il mese che nell’agenda del ministro alla Infrastrutture Graziano Delrio, intervenuto ieri alla cerimonia, ha un posto speciale. «L’avevo promesso, di tornare a metà dell’opera, e ora sono qui: segno anche che la “cura del ferro” sta dando i suoi risultati», ha detto. Cura del ferro, ovvero rotaia, scelta strategica del governo. Per le merci ma anche per la popolazione, i pendolari per esempio, o chi vorrà raggiungere il Canton Ticino da Varese e quindi da Malpensa, collegando anche Como all’hub internazionale. Grazie all’interscambio ferroviario di Gallarate sarà connessa alle direttrici del Sempione (Losanna, Ginevra e Berna) e del Gottardo (Bellinzona e Lugano). Ecco perché ieri era un anticipo della festa in attesa di quella definitiva di dicembre, quando le corse dei treni (otto convogli passeggeri all’ora) entreranno a pieno regime.
Una “cura del ferro condivisa dalla Regione. Il governatore Roberto Maroni ha posto l’accento sul Patto per la Lombardia da 11 miliardi firmato a dicembre con l’allora premier Renzi e dedicato in particolare alla viabilità e alle sue infrastrutture. Intanto, dopo il disappunto di anni, l’Italia incassa la soddisfazione dei ticinesi, per il collegamento ora più vicino. L’ha ricordato Delrio ricordando una recente visita degli svizzeri e dando l’arrivederci a dicembre. Ma è anche un’opera in cui da mesi ormai stanno lavorando a pieno ritmo le maestranze; ieri erano presenti in forze sotto il tunnel.
Che il territorio, inteso come popolazione della Valceresio soprattutto abbia dato molto in termini di sopportazione dei disagi e dello stop-and-go seguito all’avvio, dopo i noti cambi di ditta appaltatrice, l’hanno voluto ricordare un po’ tutti i sindaci. Un’opera condivisa con i cittadini, l’ha definita Gunnar Vincenzi, che oltre a presiedere la Provincia è anche sindaco di Cantello. E poi, come ha sottolineato l’ad di Rfi Maurizio Gentile, essa farà da volano al traffico su rotaia in quanto entro fine 2017 sarà riattivata anche la tratta Varese – Porto Ceresio, interrotta dal 2009. Ma l’Arcisate – Stabio sarà utile anche ai frontalieri, ha ricordato l’assessore regionale Francesca Brianza; a fianco si realizzeranno opere che allevieranno i disagi dei valceresini, ha detto l’assessore alle Infrastrutture della Regione, Alessandro Sorte. Tra coloro che si sono spesi fattivamente perché i lavori riprendessero, c’è la parlamentare Pd Maria Chiara Gadda. «Fin dall’inizio della legislatura ho avviato contatti con il ministero e Rfi per sciogliere i nodi irrisolti: la realizzazione della linea è una priorità reale per il nostro territorio».
Il territorio attende l’opera da 20 anni
Sono passati trent’anni, era infatti il 9 ottobre del 1986, da una cerimonia analoga a quella di ieri, quando cadde il diaframma della galleria della circonvallazione di Induno Olona, scavata sotto la stessa collina di San Bernardino.
Si trattava di realizzare il primo tratto della tangenziale della Valceresio, strada aperta poi al traffico nel 1990, successivamente prolungata sino alla zona industriale di Arcisate e nel 2015 da qui a Bisuschio.
La prima pietra dell’Arcisate-Stabio venne invece posata con una cerimonia ad Arcisate il 24 luglio del 2009 ed i lavori iniziarono all’inizio dell’anno successivo. Ma di quest’opera si parlava almeno da un paio di decenni.
L’idea di raccordare la rete ferroviaria italiana con quella elvetica in questa zona della Lombardia a nord di Varese, realizzando un tratto di binari da Arcisate, sulla linea Milano-Porto Ceresio, a Stabio in Canton Ticino, era stata avanzata dall’Associazione svizzera del traffico sulla rivista “Ticino 2000” nel novembre 1987.
Questa soluzione venne rilanciata e caldeggiata dall’ingegner Antonino Mazzoni di Varese sulle pagine della Prealpina nell’agosto del 1990.
In un’intervista rilasciata al cronista locale Angelo Sala, l’ingegnere varesino osservava che questa sarebbe stata la soluzione migliore per collegare Varese a Lugano. All’epoca si parlava di realizzare un tunnel ferroviario sotto il lago di Lugano, da Porto Ceresio a Morcote o una galleria ed un ponte attraverso Ponte Tresa, opere di non facile realizzazione.
L’Arcisate – Stabio è poi “decollata” con l’apertura del nuovo scalo aeroportuale di Malpensa e dai convegni si è passati ai fatti.
Si è scoperto in seguito che l’idea di un collegamento ferroviario da Arcisate a Stabio non era nuova, a conferma della sua validità. Si pensi che era stata avanzata cent’anni prima da Andrea Cattò, che sul finire dell’Ottocento era sindaco di Brenno Useria, all’epoca Comune autonomo ed oggi frazione di Arcisate.
E’ stato ribadito ieri che con l’apertura dell’Arcisate-Stabio sarà rimessa in esercizio anche la parte terminale della vecchia linea ed il treno tornerà a Porto Ceresio. La tratta Varese-Porto Ceresio, inaugurata a luglio del 1894, realizzata dalla Società Italiana Rete Mediterranea, era motivo di orgoglio di sindaci e cittadini. Ai tempi della Belle Époque il treno portava nei nostri paesi i villeggianti milanesi, come testimoniano le ville in stile floreale realizzate in quegli anni sui viali delle stazioni di Induno Olona e Arcisate.
Nel 1986 la tratta venne inserita tra i “rami secchi”. Era già stata decisa la chiusura per decreto ma fu salvata dalla mobilitazione di amministratori ed utenti. Ha poi continuato a funzionare negli ultimi anni, sino all’ultima corsa a dicembre del 2009, trasportando non più villeggianti ma pendolari: lavoratori e studenti che dovevano raggiungere Milano.
Cavallin: «Finisce l’attesaTanti sacrifici, tanti disagi»
Un momento storico per Induno Olona, Arcisate e la Valceresio. Questo è stato quello vissuto ieri mattina, con la caduta del diaframma della galleria dell’Arcisate-Stabio, 950 metri complessivi, tra quella naturale di 478 metri scavata nella collina sulla quale sorge il santuario della Madonna di San Bernardino, tra i rioni Pra’ da sott e San Salvatore, ed i tratti artificiali sui due lati: 21 metri verso Varese e 451 verso Arcisate, sino a sbucare in via Vela, dove ai tempi della Belle Époque c’erano i crotti Roma e Plinius, luoghi di ritrovo dei villeggianti milanesi che arrivavano in paese con il treno.
Il tunnel naturale, che si trova sotto la vecchia galleria della tratta Varese-Porto Ceresio all’interno della quale passerà una pista ciclopedonale, si congiunge con quello artificiale nel cuore del nucleo storico di Induno, all’altezza di via Gritti nel rione Dardo. E’ in questo punto, a cinquanta metri sotto il livello del suolo, che si è svolta la cerimonia.
E’ stato il sindaco di Induno Olona, Marco Cavallin, a prendere per primo la parola, anche a nome del primo cittadino di Arcisate, Angelo Pierobon, l’altro Comune nel quale la ferrovia passa all’interno dell’abitato e la cui popolazione ha sopportato i disagi causati dal protrarsi dei lavori. Alla cerimonia hanno partecipato, tra gli altri, il prefetto Giorgio Zanzi, il presidente della Provincia, Gunnar Vincenzi che è anche sindaco di Cantello, il sindaco di Varese Davide Galimberti, il presidente della Comunità montana del Piambello Maurizio Mozzanica, i parlamentari Daniele Marantelli, Maria Chiara Gadda ed Angelo Senaldi e rappresentanze dei Carabinieri, della Polizia di Stato e della Guardia di Finanza.
Cavallin ha detto: «La nostra gente vede oggi la luce in fondo al tunnel, in senso proprio perché cade l’ultimo diaframma della galleria sotto la collina di San Bernardino, ma anche in senso metaforico perché è questo l’ultimo simbolico passaggio di un’opera tanto desiderata ma che è durata troppo tempo, è costata molti soldi pubblici ed ha richiesto sacrifici a tanti cittadini che hanno accettato questo cantiere con forte senso civico, in cambio di un futuro più ricco di possibilità per il territorio e per i loro figli. Persone che abitano vicino al cantiere hanno sopportato il disagio di accedere con difficoltà alle loro abitazioni e di perdere la quiete, incanalando il legittimo malcontento sempre e solo nei binari istituzionali. Della protesta civile e composta si sono fatti interpreti gli amministratori e ricordo l’impegno del sindaco Maria Angela Bianchi, mio predecessore, scomparsa lo scorso anno».
«Ma oggi – ha proseguito Cavallin – celebriamo anche l’affermazione della buona politica e della buona amministrazione. In particolare quella del ministro Delrio che, poco più di un anno fa, affrontò a viso aperto gli umori diffidenti ed esasperati di questa valle e su un cantiere allora morto ci garantì che l’opera sarebbe stata portata a compimento. La giornata di oggi è un sigillo definitivo a quella promessa. Grazie dunque al ministro e a tutti i rappresentanti delle istituzioni che, a vari livelli, hanno contribuito a questo risultato. La diffidenza della gente si è trasformata prima in stupore ed oggi quasi in entusiasmo, vedendo e sentendo le maestranze lavorare sodo di giorno e di notte, sotto il sole e sotto la neve, anche nei giorni di festa. Se tutti gli anni di fermo del cantiere non ci fossero stati e dovessimo valutare quest’opera solo sull’ultimo anno e mezzo e sull’impegno di coloro che in questo periodo l’hanno gestita potremmo parlarne come di un’impresa esemplare».
«Mancano pochi mesi – ha concluso Cavallin – al viaggio inaugurale. Sarà una fase importante in cui noi amministratori locali saremo chiamati ad un’azione di controllo, forse persino maggiore di quella che ci ha visti impegnati sinora.
Le opere di finitura e quelle compensative, la riorganizzazione dei trasporti pubblici e privati saranno argomento di confronto perché questa importante opera possa davvero cambiare in meglio la vita della nostra gente».
I numeri dell’Arcisate – Stabio
950 I metri di lunghezza della galleria di Induno, di cui ieri è caduto l’ultimo diaframma. Si trova ad una profondità di oltre 50 metri sotto la galleria della precedente linea ferroviaria, che sarà riconvertita a pista ciclopedonale
8,4 I chilometri di lunghezza del nuovo tracciato ferroviario Induno OlonaArcisate-Stabio, dal ponte sull’Olona al confine con la Svizzera. Per 4,6 km si tratta del raddoppio e interramento della vecchia linea, per 3,6 km nuovi binari fino al confine 8,4
2009 L’anno in cui venne dato il primo “colpo di piccone” al cantiere italiano della Arcisate-Stabio (dicembre 2008 quello svizzero). La parte svizzera dell’opera è stata completata e attivata già nel 2014, con un servizio ferroviario Tilo Mendrisio-Stabio.
8 Le coppie di treni passeggeri che potranno transitare, ogni ora, lungo la nuova tratta ferroviaria, a partire dall’entrata in vigore del nuovo orario ferroviario, a dicembre 2017. Saranno disponibili per i collegamenti Mendrisio-Varese, Lugano-Malpensa, Varese-Como (via Mendrisio) e Svizzera Occidentale-Svizzera Orientale (via Gallarate).
261 I milioni di euro di costo complessivo dell’opera. Lievitato rispetto alle previsioni iniziali, con un ultimo stanziamento di 38 milioni di euro nel 2015, dopo lo sblocco del Cipe in seguito alla prima visita del ministro Graziano Delrio
200 Il numero medio di operai e addetti impiegati quotidianamente nel cantiere della Arcisate-Stabio, con punte di 250, e la prospettiva di aumentare ulteriormente le forze nei prossimi mesi per rispettare il cronoprogramma