Nei mercati in provincia il 60% degli ambulanti viene da fuori Europa

La Prealpina - 11/04/2017

«Per fare gli ambulanti bisogna mettersi nell’ottica che si tratta di un lavoro duro. Ci si alza presto al mattino, ci si mette la faccia e i guadagni sono sempre più risicati. Insomma, per fare questo mestiere bisogna crederci fino in fondo». Massimo Rogora, assessore alla sicurezza a viabilità a Busto Arsizio e colonna portante degli Ambulanti dell’Insubria, lo sa bene. E non si stupisce del fatto che, secondo Unioncamere, negli ultimi quattro anni ci sia stato un vero e proprio boom di stranieri tra gli ambulanti. L’incremento, a livello nazionale, è stato del 30 per cento. «É un dato molto stretto per le nostre zone – spiega – A Busto nel 2012 su 160 piazzole gli stranieri erano una trentina. Oggi arriviamo a settanta». I numeri parlano da soli. E rispecchiano anche quelli della città di Varese.

«Sì è vero – conferma Rodolfo Calzavara di Fiva Confcommercio Varese – anche nel capoluogo si è avuto un vero e proprio boom. Nel 2016 gli ambulanti di tutta la provincia erano 1556. La fetta di ambulanti stranieri arriva a circa il 60%». Ben oltre la media nazionale, dunque, la provincia di Varese. Nel capoluogo di provincia pesa anche la vicinanza ai confini svizzeri.

«Probabilmente molti varesini – spiega Calzavara – preferiscono andare a lavorare in Svizzera con uno stipendio certo, piuttosto che rischiare in prima persona girando i mercati. Anche se devo dire che dall’inizio dell’anno ci sono stati sei ingressi di ambulanti italiani che iniziano questa avventura lavorativa anche come conseguenza della crisi». É anche vero che la relativa facilità con cui le amministrazioni comunali concedono le concessioni contribuisce al cambiamento economico e sociale in atto.

La domanda è: il mix di prodotti e Paesi al mercato porta benefici?

«Io credo sia sempre una ricchezza – sottolinea Calzavara – perchè comunque anche gli stranieri comprano e spendono anche di più degli italiani. E i soldi non hanno colore». Ma la qualità dei prodotti? «Io credo che questo boom di stranieri sia allarmante – sottolinea invece Massimo Rogora – Se guardo a Busto, credo che nel giro di dieci anni il mercato corra il rischio di vedere dieci ambulanti italiani e tutti gli altri stranieri. La tendenza emerge già in modo chiaro per quanto riguarda, ad esempio, la frutta. E, guardando ai settori diversi dagli alimentari, non sempre la qualità sulle bancarelle è eccelsa». Eppure la clientela non manca, anzi. Mercati, ma soprattutto i mercatini, vedono un costante aumento delle persone in cerca di acquisti. «Certo – dice Calzavara – perchè la crisi ha colpito tutti e ci si rende conto che i prezzi che si trovano sulle bancarelle non si trovano altrove». Vero. Ma nel basso varesotto il quadro è un po’ diverso. «I mercatini dell’Insubria o quelli di nicchia – fa notare Rogora – sono affollati. Perchè le signore vanno alla ricerca di prodotti di nicchia e qualità e sono disposte a spendere. Ma la stessa clientela non si ritrova al mercato tradizionale».