Un braccio di ferro che va avanti da due anni. L’Unione industriali ricorre al Tar, a poche settimane dalla nomina del nuovo presidente della Camera di commercio. Dopo aver richiesto l’accesso agli atti, denuncia irregolarità nella procedura e chiede l’annullamento del rinnovo del consiglio. Si spera in una sospensiva concessa dal Tribunale amministrativo, ma quel che è certo è che i tempi per la nomina si allungano. E dopo gli industriali, in tarda serata arriva l’annuncio di un altro ricorso di Confesercenti.
Due i candidati alla poltrona di presidente dell’ente di piazza Bovio, commissariata dopo le dimissioni dell’ex leader Maurizio Maddaloni e la bufera giudiziaria che ha travolto la struttura. Per gli industriali, è in corsa Vito Grassi, vicepresidente con delega alle Infrastrutture. Dall’altra parte, c’è il candidato della cordata capitanata da Aicast, Ciro Fiola, al centro delle accuse. È lui quello più lanciato verso la vittoria, con un elenco dichiarato di cinquemila iscritti, non riconosciuti («troppo numerosi») da Confindustria Napoli. Ad Aicast sono stati assegnati 17 seggi (con tutti gli apparentamenti ad altre associazioni), agli industriali soltanto sette con 2.200 aziende dichiarate e 54mila dipendenti: questi i numeri forniti dagli imprenditori.
Palazzo Partanna, sul piede di guerra, parla di «esiti stravolti da una macroscopica sequela di irregolarità» e chiede il ricalcolo dei seggi, avvenuto «senza alcun minimo controllo da parte della Regione». L’elezione del nuovo presidente avrebbe dovuto tenersi nella prima decade di maggio. Non c’è il nome del vincitore ma è chiaro che chi ha più seggi può tirare la volata verso la vittoria.
Quello di ieri è dunque l’ennesimo atto di una diatriba infinita tra industriali e Aicast (l’associazione riunisce piccole e medie imprese di artigiani e commercianti, già finita sotto accusa per la quota minima di 2 euro richiesta agli associati ). Tre anni fa, furono Confcommercio e Confesercenti a chiedere l’intervento del tribunale amministrativo sulla vicenda.
Ora la contesa per la poltrona di piazza Bovio si chiude con un duro attacco da parte degli imprenditori sulle procedure di rinnovo. «Hanno concorso alcune sigle della cui attività in città e nell’area metropolitana – scrivono gli industriali – non si ha memoria. Ciò malgrado, queste realtà hanno prodotto una documentazione da cui si dovrebbe evincere una base associativa tanto ampia da determinare un numero di seggi molto significativo nel costituendo consiglio camerale».
Gli imprenditori non riconoscono la corrispondenza tra il profilo politico delle associazioni e il numero dichiarato degli iscritti. Si tratta di piccole imprese con pochi dipendenti, sostengono. «All’accesso agli atti da noi richiesto – precisano gli industriali – è emersa una sequela di irregolarità che hanno stravolto l’esito della procedura sia da parte di chi ha presentato l’istanza di partecipazione alla ripartizione dei seggi, sia dagli uffici preposti alla verifica della effettiva rappresentatività delle associazioni concorrenti». La lotta è sulle associazioni che sostengono Fiola (ex consigliere comunale), sui numeri dichiarati e quelli reali.
«Sono questioni di lana caprina – replica Fiola – che vengono sollevate ormai da due anni. Anni nei quali Aicast e le associazioni che mi sostengono sono state sottoposte a continui controlli sulla regolarità, formale e sostanziale, della documentazione presentata». Fiola parla di anomalie ma respinge ogni accusa e si difende: «I controlli hanno riscontrato gravi irregolarità ma non a carico nostro – spiega – bensì a carico di altre cordate, compresa quella guidata dall’Unione industriali di Napoli. La nostra vittoria è legittima e siamo certi che anche la giustizia amministrativa confermerà, per l’ennesima volta, che per essere rappresentativi non basta il blasone ma serve essere effettivamente sul territorio al servizio delle imprese. È soltanto una presa di posizione per delegittimarci».
E annuncia l’ennesimo ricorso: «Ricorreremo contro l’Acen – conclude – per chiedere che l’associazione
venga esclusa dal bando. Ha dichiarato numeri non veritieri». In serata arriva anche il sostegno agli industriali degli artigiani che parlano di irregolarità da parte di alcune imprese sostenitrici di Fiola. «Il 90 per cento delle associazioni sono contemporaneamente iscritte ad Aicast e Assimpresa – accusano – alcune di queste condividono la stessa sede e le stesse utenze telefoniche e non hanno dipendenti, come affermano in alcuni verbali d’assemblea».