L’attrice britannica, premio Oscar nel 2008, è rimasta affascinata dalla nostra città
In quattro mesi, importanti ricadute sul territorio con due milioni di euro di indotto e 135 persone occupate
Girare un film a Varese, per Tilda Swinton è stato come «a beutiful serendipity». Serendipity è un termine tipico inglese a cui non corrisponde una precisa parola in italiano, ma indica più che altro uno stato, il verificarsi di una serie di fortunate casualità. In questo circostanza potremmo quindi definire il fatto che Luca Guadagnino abbia deciso di girare un film in città e abbia scelto Tilda Swinton per interpretare una delle protagoniste della pellicola sia stata «una bella coincidenza». Perché in realtà la bellissima attrice conosceva già la nostra città e ci era già stata diverse volte. «Perché è il luogo in cui vive la mia famiglia– ha rivelato – e adesso anche quello in cui lavoro». Il fratello della Swinton è un soldato che lavora alla Caserma Ugo Mara di Solbiate Olona, dove ha sede il quartier generale del Comando del Corpo di Armata di reazione rapida della Nato. Suo nipote frequenta invece la scuola Europea e l’opportunità di lavorare in città ha rappresentato per lei anche quella di passare del tempo con i suoi cari. Ma Varese le è rimasta nel cuore anche per altro. «Ho avuto una meravigliosa accoglienza dai varesini. In ogni luogo in cui sono stata mi hanno avvicinata con educazione e dimostrato il loro affetto senza essere invadenti». Ad essere sinceri, avvicinando Tilda Swinton e parlando con lei si ha la sensazione di entrare in un campo magnetico di serenità. Parla lentamente, con un tono di voce pacato che infonde tranquillità e gesticola in maniera armoniosa. È molto disponibile e non c’è discussione che non l’appassioni o domanda che la infastidisca. Entrata nel Salone delle Ville Ponti, ha voluto sapere tutto sulla storia della Villa, sugli affreschi e ha fatto mille domande al presidente della Camera di Commercio che le ha fatto da Cicerone. Accompagnata dal fidanzato, la Swinton – unica attrice del cast presente ieri sera – ha chiacchierato con tutti gli ospiti e si è lasciata fotografe senza mai negare uno scatto.
«Mi dispiace un po’ aver terminato le riprese qui in città – ha ammesso – ma tornerò non appena sarà possibile». Per trovare la famiglia, ma anche per ripercorrere i sentieri del Capo dei Fiori. Tra i luoghi più incantevoli del nostro territorio, che sono rimasti nel cuore dell’attrice, e ci rimarranno per sempre come «special memory», c’è proprio la strada che conduce al Grand Hotel. «L’ho percorsa per mesi, tutti i giorni, salendo all’alba e riscendendo nel cuore della notte. È un paesaggio magico quello che si può ammirare, perché si vede il bosco che cambia. Dai colori, alle luci». E poi gli animali: «ho visto volpi, cinghiali… Incredibile». E non importa se la strada la percorreva «anche dopo 12, 15 ore di lavoro, con le riprese non stop – ammette – Ogni volta è stata una scoperta». V. Fum.