Meteo imprevedibile, miele di acacia a rischio

La Prealpina - 16/05/2018

«Presto per fare un bilancio, ma la situazione non è positiva e, certamente, si avranno significative flessioni rispetto ai dati medi di raccolta del miele». I produttori della provincia di Varese aspettano ancora a tirare le somme di una stagione incerta ma, riguardo alla raccolta del miele di acacia (uno dei più remunerativi sul territorio, alla base della Dop Miele Varesino) sono concordi nel definire tutt’altro che incoraggiante le prospettive della stagione in corso, fortemente condizionata dalle elevate escursioni termiche. Punte di conclamata criticità si hanno soprattutto nelle zone alte, dove gli sbalzi climatici lasciano pieno campo all’acuirsi del freddo, si tratta di una nuova ecatombe, con perdite di produzione anche superiori al 70%.

È il caso di Guglielmo Avellini (Apicoltura Roncolino di Viggiù), che evidenzia una situazione molto difficile nella zona delle alture prealpine prossime al confine svizzero: «Freddo e acqua l’hanno fatta da padrone, le api sono uscite da un inverno duro e, peraltro, già indebolite da un’annata da dimenticare. Le pesanti escursioni termiche hanno ridotto il numero delle famiglie di api e la loro resistenza. A ciò, si va ad aggiungere il problema, non certo dovuto al tempo, di un’eccessiva burocrazia che va a complicare ulteriormente l’operatività delle imprese». Maria Mineo (Apicoltura Soldavini, Lonate Pozzolo, Varese) aspetta ancora a fare pronostici: «E’ davvero troppo presto per ipotizzare un bilancio, ma di certo non siamo di fronte a una grande annata. La produzione sarà medio-bassa, ma avremo un quadro chiaro della situazione tra una quindicina di giorni».

«La sofferenza delle api – precisa il presidente di Coldiretti Varese Fernando Fiori – è un indicatore dei cambiamenti climatici in atto che sconvolgono la natura e, anche da noi si manifestano con la più elevata frequenza eventi estremi con sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi ed intense ed il rapido passaggio dal sole al maltempo. Gli effetti del clima aggravano quindi il già pesante deficit registrato nel 2017 nelle terre prealpine». E certo non aiutano le forti piogge e grandinate che hanno colpito duro nel settentrione lombardo, creando danni soprattutto nell’area vocata al florovivaismo tra il lago Maggiore, Varese e le alture comasche. Resta la preoccupazione per la produzione di miele che già nello scorso anno aveva fatto registrare un -70%.

Per evitare di portare in tavola prodotti provenienti dall’estero, spesso di bassa qualità – consiglia l’organizzazione agricola prealpina – occorre verificare con attenzione l’origine in etichetta oppure di rivolgersi direttamente ai produttori nelle aziende agricole.

Il miele prodotto sul territorio nazionale dove non sono ammesse coltivazioni Ogm (a differenza di quanto avviene ad esempio in Cina) è riconoscibile attraverso l’etichettatura di origine obbligatoria fortemente sostenuta dalla Coldiretti.