«Non ci faremo mettere alla porta». «Non ci faremo licenziare in silenzio». Sono questi gli slogan che ieri pomeriggio hanno accompagnato il corteo dei lavoratori di Meridiana per le vie del centro di Roma, da Piazza Barberini sino a Palazzo Chigi, sotto le finestre del premier Matteo Renzi. Magliette rosse (il simbolo della vertenza in atto da ottobre 2014), fischietti e le bandiere di Usb: il “Meridiana pride”, così è stata ribattezzata la manifestazione organizzata dal sindacato di base, ha coinvolto più di trecento dipendenti della compagnia aerea, scesi in piazza per chiedere al governo di intervenire per salvaguardare 600 posti di lavoro. «Chiediamo al governo che si faccia parte attiva della negoziazione e che in questo percorso coinvolga il Qatar, perché insieme siamo convinti che si possa trovare una soluzione in grado di soddisfare il Paese, i lavoratori e l’investitore», ha detto ai microfoni Francesco Staccioli (Usb).
Al momento, sul tavolo della trattativa, ci sono due elementi fondamentali. Il primo è il numero degli esuberi Meridiana: sono 955 tra piloti, assistenti di volo e personale di terra (di cui oltre 400 basati a Malpensa) per i quali lo scorso marzo è stata avviata la procedura di messa in mobilità. Il secondo è l’interesse di Qatar Airways, il colosso di Doha, pronto a rilevare il 49 per cento delle quote azionarie e rilanciare il vettore. Gli arabi, però, non hanno le scialuppe di salvataggio per tutti e nei mesi scorsi si sono detti pronti a ridurre il numero degli esuberi da 900 a 500. Prendere o lasciare. Oltretutto, come ha riportato l’Unione sarda nei giorni scorsi, Qatar si starebbe spazientendo perché i termini per raggiungere l’intesa sono scaduti da un pezzo (erano inizialmente fissati per il 23 marzo scorso) e non si intravede la conclusione. Per questo motivo avrebbe posto un ultimatum basato su tre condizioni: contratto unico per tutti i dipendenti del Gruppo Meridiana, un taglio del salario dal 15 al 20 per cento e la soluzione definitiva del problema degli esuberi entro il 30 giugno. C’è fretta di chiudere, insomma, una trattativa snervante che si sta prorogando oltre ogni limite ipotizzato. Naturalmente il capitolo licenziamenti è il più spinoso, e se la contrattazioni per i piloti e parte del personale di terra sembrano a buon punto, i tagli inciderebbero pesantemente sui 700 assistenti di volo che verrebbero spazzati via con percentuali superiori all’80 per cento. Angela Zaninoni (Usb), in una recente manifestazione al Terminal 1 di Malpensa, spiegava il concetto in questi termini: «In pratica stiamo assistendo a una pulizia etnica degli assistenti di volo di Meridiana fly».