La vertenza Meridiana è ancora in alto mare e i 955 esuberi – per i quali è scattata nuovamente la procedura di mobilità lo scorso aprile dopo quella di ottobre 2014 – sono di fronte a un bivio: accettare o no l’uscita volontaria? L’accordo con Qatar Airways, il colosso arabo pronto a rilevare il 49 per cento delle quote della compagnia, ancora non si intravede all’orizzonte. Nel frattempo è ormai agli sgoccioli il quinto e ultimo anno di cassa integrazione. Oltretutto, dal primo luglio cambia (in peggio) la normativa degli ammortizzatori sociali. Ecco perché chi vuole licenziarsi di sua spontanea volontà, usufruendo degli incentivi aziendali, non può più stare ad attendere. Ed ecco perché i primi cinque assistenti di volo di Malpensa (base che conta più di 400 esuberi sui 955 totali), a cui si sono aggiunti altri cinque dipendenti del settore Maintenance di Olbia, nei giorni scorsi hanno firmato il verbale di conciliazione per il licenziamento volontario incentivato. Si tratta di una opportunità che consente ai lavoratori, con alcune differenza a seconda dell’età e dalla residenza, di poter accedere a 36-48 mesi di indennità di mobilità con integrazione del trattamento all’80 per cento della retribuzione, dei quali 24 mesi a carico del Fondo di solidarietà per il settore del trasporto aereo. Si tratta di un regime integrativo che non verrà garantito invece dal primo di luglio. Uscire volontariamente dall’azienda entro il 30 giugno per assicurarsi il massimo degli ammortizzatori sociali era stata definita una “opportunità irripetibile” dal presidente di Meridiana Marco Rigotti nella sua lettera aperta inviata un settimana fa a tutti i 1600 dipendenti della compagnia. Rigotti aveva sottolineato inoltre che, senza l’ingresso di Qatar Arways «non vi siano prospettive e dunque alcuna utilità nel continuare a finanziare la prosecuzione di un’attività in perdita».
In altre parole, nero su bianco il numero uno di Meridiana aveva detto che senza i soldi arabi Meridiana è destinata alla chiusura.
Il problema è che se anche Qatar decidesse di investire su Meridiana, sulla falsariga di ciò che sta facendo Etihad con Alitalia, non ci sarebbero comunque le scialuppe di salvataggio per tutti. Se anche arrivassero i petrodollari di Doha, infatti, i licenziamenti annunciati passerebbero da 955 a circa 500. Dunque, per almeno altri 400 lavoratori non ci sarebbe più comunque posto all’interno del perimetro aziendale. Ecco perché dopo due anni di scioperi, presidi e manifestazioni, qualcuno ha cominciato a togliersi di dosso la maglietta rossa (il simbolo della protesta) e rassegnarsi al fatto che non tornerà più a volare con Meridiana. I due anni ulteriori del fondo volo sono un’opportunità troppo ghiotta. C’è pero un’ampia fetta di esuberi che non è intenzionata ad arrendersi e che il 9 giugno a Olbia organizzerà un concerto per «denunciare a tutta Italia l’ingiustizia sociale che circa 900 lavoratori stanno subendo e che dopo 5 anni di vertenza culminerà in data 23 giugno con il licenziamento collettivo». Parteciperanno alcuni artisti sardi, tra cui Paolo Fresu, i Tazenda e Benito Urgu.