«Meno burocrazia nel calice»

La Prealpina - 02/12/2016

Un passaggio normativo che per una volta… fa stappare la bottiglia in segno di vittoria. «L’approvazione del Testo Unico sul Vino, che ora diventa legge, apre nuovi scenari per la viticoltura del Varesotto: la semplificazione facilita il lavoro dei produttori e può agevolare ulteriormente l’attenzione dei nuovi e giovani imprenditori che si avvicinano a un comparto che, sul territorio, vede notevoli spazi di mercato e sviluppo delle superfici dedicate».

Così Fernando Fiori e Raffaello Betti – presidente e direttore di Coldiretti Varese – commentano la definitiva adozione del documento, che ha finalmente concluso l’iter parlamentare ricevendo l’ultimo via libera dalla Camera dei Deputati.

Principio chiave del dispositivo è la semplificazione degli adempimenti burocratici a carico delle imprese: dal vigneto alla bottiglia l’attuale normativa – ricorda la Coldiretti provinciale – rendeva necessario adempiere a più di 70 pratiche con il coinvolgimento di 20 diversi soggetti. Meccanismo che frena il dinamismo imprenditoriale dei produttori italiani di vino: il settore ha raggiunto un fatturato record di quasi 10 miliardi di euro soprattutto grazie all’export che è stato di 5,4 miliardi nel 2015 e risulta in ulteriore aumento del 3% nei primi otto mesi del 2016.

«L’approvazione del Testo Unico – precisano Fiori e Betti – giunge dopo un percorso che ha visto il decisivo impegno di Coldiretti e porta a un’importante semplificazione di comunicazioni e adempimenti a carico dei produttori, nonché alla revisione del sistema di certificazione e controllo dei vini a denominazione di origine e indicazione geografica con un contenimento dei costi, alla revisione del sistema sanzionatorio, all’introduzione di sistemi di tracciabilità anche peri i vini a Igt e norme per garantire trasparenza sulle importazioni».

L’impatto è dunque importante per il Varesotto, in particolare per la sua Igt di punta, il “Ronchi Varesini”: nella provincia prealpina il vino è una produzione di nicchia ma di qualità, con oltre 20 ettari dedicati e una produzione che per il 2016 è stimata in circa 1.200 quintali di uva trasformati in 840 ettolitri.

«La presenza della vite è diffusa a macchia di leopardo sul territorio – conclude il presidente Fiori -, da Angera a Morazzone, da Azzate a Tradate. Purtroppo il Varesotto sconta ancora il crollo della produzione avvenuto nel primo Novecento, quando gli attacchi di filossera infestarono i nostri terreni, in gran parte dei quali non si è più impiantato. Restano però etichette come il Vino del Sasso di Gavirate o il vino del Campo dei Fiori: del resto, la vitivinicoltura rappresenta una potenzialità anche per il nostro territorio, e sta conquistando spazi nella ristorazione e sulle guide vinicole nazionali e riscontrando il plauso degli intenditori».