«In tre anni Mascioni avrà un’altra faccia rispetto a quella attuale. Sarà, anzi, tornerà ad essere, leader mondiale per il tessile della casa». A parlare è Francesco Russo, 38 anni, pisano e presidente della storica azienda di Cuvio. A lui gli investitori del fondo Phi hanno affidato il compito di far risorgere Mascioni. Certo non senza qualche sacrificio – pesante – soprattutto per i lavoratori. Secondo quanto prevede l’accordo siglato qualche settimana fa con i sindacati, infatti, 90 degli attuali 280 dipendenti, entro giugno 2017 dovranno lasciare l’azienda. Per chi lo farà volontariamente ci sarà un incentivo all’uscita. Per tutti, nel frattempo, c’è la cassa integrazione. «Questo è un buon accordo che non decreta né vincitori né vinti – commenta il presidente Russo – ma è importante perché ci consente di ultimare la prima fase di intervento sull’azienda, che doveva essere messa in sicurezza da un punto di vista economico-finanziario. Ora lo è: il debito è stato ristrutturato, lavoriamo senza l’apporto delle banche e siamo pronti per la fase due che è quella della crescita e dello sviluppo». I proprietari di Phi volano alto, vogliono che Mascioni diventi il brand numero uno tra i terzisti, per il settore tessile per la casa. «Abbiamo questo obiettivo perché fin da subito siamo stati colpiti dal Know How interno all’azienda – spiega il presidente – che realizza prodotti di qualità da numero uno mondiale. Queste conoscenze, se gestite con attenzione, possono portare ad ottimi risultati». Il piano messo nero su bianco dal top management poggia su tre assi fondamentali: creatività, investimenti importanti sulla chimica («vogliamo anche fare accordi strategici con centri di ricerca», sottolinea Russo) e gestione della logistica integrata («perché possiamo dare al cliente il prodotto finito», spiega il presidente).
«In questo modo noi lavoriamo perché l’azienda diventi punto di riferimento per diversi marchi di tessile per la casa, in Europa e in America». Si punta sull’estero, dunque, in modo particolare Francia, Germania e Benelux oltre all’America. «Siamo già stati in trasferta oltreoceano un paio di volte – racconta il presidente – e abbiamo avviato contatti importanti».
Intanto, quest’anno per la prima volta il fatturato non è in calo e «chiuderemo il 2016 vicini al pareggio», afferma Russo, anche perché da inizio anno sono stati raccolti 1,2 milioni di euro di ordini in più rispetto al 2015. Per il 2017, naturalmente, l’obiettivo è di chiudere l’anno in utile. «In tre anni l’azienda avrà un’altra faccia – assicura ancora il presidente – ma noi la vorremmo di sicuro tenere per più tempo. Phi ha aziende partecipate dal 2007 e credo che anche con Mascioni il cammino sarà lungo».