«Malpensa sta crescendoE Linate era solo un alibi»

La Prealpina - 14/05/2016

Il cannibalismo di Linate? Soltanto un comodo “alibi” secondo Pietro Modiano che, tre anni fa, prese in mano la cloche di Sea con un imperativo: «Il Forlanini non si chiude, il problema è far crescere Malpensa». E così ha fatto. Invitato l’altra sera in Villa Borghi a Varano, ospite del Lions club Sesto-Somma Host, il presidente della società di gestione degli aeroporti milanesi ha ripercorso le tappe recenti che hanno portato Malpensa fuori dalle secche di una crisi che, a tratti, è parsa irreversibile.

La crescita dei passeggeri, il boom del cargo, ma soprattutto i numeri positivi del bilancio Sea sono risultati ottenuti con investimenti mirati (in particolare il restyling del T1) e una nuova vocazione che punta a far coesistere in un unico aeroporto le grandi compagnie intercontinentali (su tutte Emirates) con le due più importanti low cost europee (easyJet e Ryanair).

«Il problema del dehubbing oggi è definitivamente superato, Alitalia per Malpensa rappresenta ormai il 4 per cento del traffico», ha spiegato Modiano, al tavolo insieme al presidente del Lions Piercesare Iametti e al sindaco di Arsago Seprio Claudio Montagnoli. In un’ora e mezza di dibattito l’ospite ha affrontato tantissimi temi: la fusione Sea-Sacbo («Mi piacerebbe molto un coordinamento unitario tra Orio al Serio, Malpensa e Linate»), l’area metropolitana come un’occasione da valutare per avvicinare le istituzioni milanesi alla brughiera, le prospettive di sviluppo «ma senza impiccarsi alla crescita» e l’occupazione. In particolare sotto due aspetti.

Il primo, voltandosi indietro, con l’esito positivo della vicenda Sea handling («Abbiamo tenuto un profilo basso ma, credetemi, abbiamo vissuto momenti drammatici»). Il secondo lo ha definito invece «un impegno personale» e guarda al futuro: è il tentativo di migliorare la qualità del lavoro attorno alla scalo, dove – ne è ben consapevole – proliferano ancora oggi cooperative e subappalti che minano lo sviluppo di luoghi di lavoro «efficienti, profittevoli e che tutelino la dignità delle persone».