Lombardia Industria – a passo costante

La Prealpina - 16/05/2023

La Lombardia che produce chiude il primo trimestre dell’anno in positivo: +2,5% la crescita della produzione industriale. Particolarmente dinamico l’artigianato che segna un +4,1%. Una conferma, dunque, della ripresa in atto nel post pandemia, nonostante le incertezze geopolitiche mondiali. I numeri sono quelli dell’ufficio studi di Unioncamere Lombardia, presentati ieri a Milano. Tra i settori più produttivi spiccano l’abbigliamento (+7,9% annuo), pelli-calzature (+5,2%) e quello dei mezzi di trasporti (+6,3%). In calo invece, quelli più energivori come la chimica (-3,4%) e la siderurgia (-3%). In generale, resta comunque molto ricco il portafoglio ordini totali con una produzione assicurata in poco meno di 90 giorni. Le imprese che producono beni di investimento e ad alta tecnologia sono quelle più premiate. «I risultati del primo trimestre ci lasciano ben sperare anche per il 2023: il clima di fiducia riscontrato nelle aziende, con il conseguente incremento del saldo occupazionale al +1%, è un ottimo segnale, che potrebbe condurre ad una futura normalizzazione dell’attività industriale», commenta il presidente di Unioncamere Lombardia, Gian Domenico Auricchio. «I dati sono tendenzialmente positivi e sconfessano un diffuso preventivo pessimismo di fondo che fa solo male all’economia», aggiunge Guido Guidesi, assessore allo Sviluppo Economico di Regione Lombardia, evidenziando che «la Lombardia cresce e il manifatturiero ottiene picchi sulle esportazioni mentre l’occupazione migliora». Ma il presidente di Confindustria Lombardia, Francesco Buzzella, sottolinea come i rischi non siano ancora del tutto superati, soprattutto sul fronte energia. «L’Europa corre il rischio di smantellare settori di base, quali la siderurgia, la chimica e la carta – affermato – Per alcuni settori l’energia è il fattore competitivo più importante quindi ci sono alcune imprese che stanno in qualche modo decidendo di abbandonare l’Europa per andare in altre parti del mondo» avverte Buzzella. «Parliamo anche di industrie lombarde che soffrono quantitativi produttivi molto inferiori rispetto a quelli, non solo degli ultimi anni, ma anche del periodo pre-covid, che in qualche modo si sentono eccessivamente indebolite rispetto alla concorrenza straniera». Queste aziende «hanno leve limitate in un contesto europeo, anche a causa delle ultime normative, sia direttive sia regolamenti comunitari che penalizzano particolarmente questo tipo di industria», sostiene Buzzella augurandosi che «l’Europa non smantelli i settori di base perch[ diventeremmo sempre più dipendenti degli altri paesi». 

Investimenti a rischio

La politica monetaria europea «sta frenando gli investimenti e rischia di limitare ulteriormente la capacità di consumo». Per cui, «chiediamo alla Bce e anche alla Commissione europea di cambiare atteggiamento». A dirlo è l’assessore allo Sviluppo Economico di Regione Lombardia, Guido Guidesi, a margine della presentazione dell’analisi di Unioncamere sull’industria manifatturiera in Lombardia. «Una politica monetaria che aumenta i tassi di interesse, nel momento in cui non ha gli effetti desiderati sull’inflazione, probabilmente andrebbe sospesa, o bisognerebbe fare una valutazione ulteriore», sostiene Guidesi, evidenziando che «il rischio è quello di disincentivare gli investimenti». Inoltre, secondo l’assessore leghista, «non si tiene mai conto della parte di speculazione finanziaria che ha influenzato notevolmente i prezzi dell’energia, e continua a farlo, e della parte di speculazione che a volte influenza anche i dati dell’inflazione dei prodotti che arrivano sul mercato».