Lombardia, 143° posto Ribolla: «Gravissimo»

La Prealpina - 06/03/2017

Da sempre la Lombardia è la locomotiva d’Italia. E’ riuscita a mantenere il suo ruolo – pur con i dovuti rallentamenti – anche negli anni più difficili della crisi. Eppure, nonostante questo primato, non riesce ad ottenere una promozione con lode dall’Unione Europea. Anzi, proprio il contrario. Secondo gli esperti di Bruxelles, la nostra regione è sì la più competitiva tra quelle italiane, ma risulta solamente 143ma tra le 263 regioni dell’Unione Europea. E’ quanto emerge dall’edizione 2016 dell’Indice di competitività regionale (Rci), elaborato dalla Commissione europea. Un paradosso? Un errore? Non proprio. La verità è che lo scivolone nella parte bassa della classifica è causata, principalmente, da un sistema Paese con pesanti carenze. . Lo spiega bene Alberto Ribolla, presidente di Confindustria Lombardia. «Queste classifiche europee vengono realizzate secondo parametri che prevedono voti compensativi in cui il Paese pesa tra il 60 e il 70 per cento. Nel momento in cui ci sono parametri non applicabili alla singola regione, entra in gioco il sistema Paese. E noi ci ritroviamo una zavorra su elementi fondamentali, dalla giustizia alla burocrazia, passando per le infrastrutture». La conseguenza è una bocciatura per un territorio che, in realtà, produce valore quotidianamente ed è la prima regione manifatturiera d’Europa. Inaccettabile per chi ogni giorno apre e chiude i cancelli della propria azienda.

«Di fronte a un rapporto come questo – continua Ribolla- sarebbe necessaria una presa di posizione seria delle nostre istituzioni, dal momento che in Europa la nostra fama negativa ci precede. E in Italia non si è ancora capito, invece, che relazioni come queste sono come un catalogo prodotti per una azienda, sono un veicolo di marketing fondamentale».

Quali sono i rischi? «Il rischio è che, ad esempio, in Cina decidano di investire in Finlandia piuttosto che in Lombardia, perchè la nostra regione è nella parte bassa della classifica». Insomma, c’è chi potrebbe trarre ampi vantaggi da questi numeri. E quello del numero uno degli industriali lombardi è un vero e proprio appello rivolto a chi sta nelle stanze che contano, sia a Bruxelles che a Roma.

«Il nostro è un grido di dolore di fronte alla pessima immagine del nostro Paese – sottolinea Ribolla – Ribadisco che è assolutamente necessario che le istituzioni, i nostri rappresentanti a Roma e a Bruxelles si diano da fare per modificare questa pessima valutazione del nostro Paese. Le ripercussioni economiche in termini di opportunità a rischio, sono dietro l’angolo».