«Brexit, negatività sovrastimate. Il sistema Paese sfrutti l’occasione per avere più peso in Europa». Prova a squarciare il velo del pessimismo generale, dopo l’esito del voto in Gran Bretagna, l’imprenditore varesino Valerio De Molli, amministratore delegato di The European House-Ambrosetti. «Portiamo a Milano la sede della European Banking Agency e gli headquarters delle grandi società finanziarie e multinazionali oggi basate a Londra». Dopo lo shockBrexit, è ora di reagire. E non farsi prendere dal panico. La pensa così Valerio De Molli, che ritiene «eccessiva», e «guidata dalla speculazione» la reazione dei mercati alla vittoria del “Leave” al referendum. Lei non è pessimista? Vedo una negatività sovrastimata. Anche la Svizzera è fuori dall’Europa, nessuno se ne accorge e se ne lamenta. Questa vicenda è stata un errore politico tragico di David Cameron, che ha dimostrato di essere un pessimo leader: spero serva da lezione ad altri, non si gioca con la pancia dei cittadini. Incredibile: non si era studiato un piano B. Le borse continuano a colare a picco Da imprenditore sarò un inguaribile ottimista, ma la mia valutazione è di guardare il positivo. Paradossalmente per l’Italia potrebbe non essere così male. Ci spieghi… Innanzitutto, a Londra c’è la European Banking Agency, l’autorità bancaria europea, che non ha più senso rimanga in Inghilterra. Siccome la Bce ha sede a Francoforte e la Francia ha molte sedi internazionali, chi meglio di Milano può candidarsi per ospitare la sede della EBA? Stiamo parlando di 200 laureati in economia che si sposterebbero da Londra a Milano. Non farebbe crescere il Pil, ma sarebbe un segnale molto forte per la credibilità internazionale del Paese. E per risollevare il Pil? Il nostro governo dovrebbe far partire un pacchetto di attrattività per i singoli cittadini affluenti non europei – come russi e arabi – le multinazionali cinesi e le grandi banche non europee, che sono basate a Londra come accesso all’Europa. Occorre offrire loro package aggressivi, immobiliari, di affitto, di logistica, anche fiscale, per attrarli: è quello che a lungo, fregandosene dei vincoli europei, hanno fatto gli inglesi. Sfruttiamo questa uscita per incrementare l’attrattività del sistema Paese, che non abbiamo, con una strategia aggressiva e un po’ di ottimismo. Milano alternativa a una capitale che non è più parte dell’Ue? Perché una Goldman Sachs che fa affari con i governi europei, o una Jp Morgan Chase o una Citibank, che hanno i loro headquarters a Londra, dovrebbero rimanere lì? Se si sposta l’Eba è fondamentale, perché tutte le banche devono discutere con il regolatore. Sarebbe strategico, una bella riscossa. Credibilità Ue sotto attacco? Il danno politico alla credibilità politica dell’Europa è forte. Ci sarà bisogno di altre risposte dai governi europei e della Commissione Europea. Quello della credibilità europea e dei rapporti geopolitici europei sono i veri danni di questa Brexit, sul piano socio-economico potrebbero esserci benefici. Non dimentichiamoci che gli inglesi erano dentro più per distruggere e criticare che per costruire. L’Italia deve alzare la voce, ad esempio chiedendo che il nuovo commissario europeo alle banche e alle istituzioni finanziarie, oggi l’inglese Hill (dimissionario, ndr), sia italiano. È vero che abbiamo già la vicepresidente Mogherini, commissario agli esteri, siamo l’unico grande Paese senza dicasteri economici. Le nostre associazioni di categoria temono gli effetti negativi sull’export verso la Gran Bretagna… Visti i quantitativi di esportazioni, l’Italia avrà implicazioni più basse rispetto a quelle di altri Paesi. Con la sterlina deprezzata, quello che si perde con la sterlina, lo si può riguadagnare sui mercati in dollari, dove i numeri sono ben maggiori.