Varese è tra le città con il rapporto cittadini inattivi (anziani pensionati e bambini e studenti) su attivi (lavoratori) peggiore d’Italia. Forse proprio per questo il dibattito in città si è spesso caratterizzato dal guardarsi indietro, dal ricordare la storia, i fasti e i successi del passato, guardando più spesso nello specchietto retrovisore che facendo proiezioni per il futuro: la gloria di Ignis, la presenza successiva, poi ridimensionata di Whirlpool, i successi del Varese Calcio in serie A, il grande basket di Varese vittorioso in Italia e in Europa, solo per citarne alcuni. Non è più il momento di guardarsi indietro, rimpiangendo il passato glorioso della nostra città. Manteniamo orgogliosi le nostre radici, ma proviamo a immaginare un futuro diverso. Ambizioso. Da cittadini e protagonisti del mondo.
La città e il territorio di Varese sono anche peraltro straordinariamente belli e attrattavi e caratterizzati da almeno due precondizioni per essere competitivi. Una generale alta qualità della vita e una generalizzata e pluriennale qualità nella gestione delle pubbliche amministrazioni.
Nel mondo attuale – sempre più dinamico, globalizzato e connotato da numerosi fattori di discontinuità degli assetti economici, politici e sociali consolidati – competono le aziende, ma competono soprattutto i territori per attrarre e trattenere nel tempo investimenti, talenti, turisti e famiglie. Il segreto della crescita di un territorio sta tutto nelle “Tre T” teorizzate dall’economista americano Richard Florida: Tecnologia, Talento e Tolleranza. Ognuna di queste condizioni è necessaria, anche se non sufficiente, per la competitività di una città. Questo significa che una città o un territorio necessita di uno stock ampio e solido di capitale umano, di una base tecnologica forte e innovativa e di un sistema sociale aperto e stimolante che possa attrarre e trattenere nuovi e diversi tipi di talenti e consentire loro di esprimere al massimo il loro potenziale creativo ed economico. La competitività della città di Varese dipende dalla capacità di istituzioni e cittadini di dare risposte concrete ad alcune domande fondamentali. Perché un’impresa dovrebbe insediarsi a Varese e perché un’impresa già presente dovrebbe rimanervi? Perché una famiglia dovrebbe decidere di risiedere e contribuire a Varese? Perché un talento dovrebbe lavorare qui e non altrove? Perché un turista dovrebbe scegliere Varese e perché uno studente dovrebbe venire a studiare nella nostra città? E non altrove.
Per provare a dare risposte a queste domande, occorre sviluppare una visione strategica di sviluppo del futuro del nostro territorio: qual è il sogno di Varese? Cosa vuole diventare Varese nei prossimi anni? La visione di un territorio è la fusione di tre dimensioni chiave: la volontà strategica (“il sogno di Varese”), la dimensione temporale (l’arco temporale entro il quale il sogno deve diventare realtà) e la dimensione operativa (gli obiettivi quantitativi, progressivi e misurabili in cui tradurre il sogno).
Espressione vivente della capacità di immaginare il futuro e guardare avanti è l’archistar Daniel Libeskind. Daniel, oltre a essere un amico e un collaboratore da anni di The European House – Ambrosetti è da sempre portatore del messaggio che la bellezza e la presenza di edifici iconici rappresentano un attrattore fondamentale per le nostre città. Mi piacerebbe che Varese, magari con il coinvolgimento di qualche imprenditore illuminato, o di qualche investitore, potesse diventare destinataria di questa progettualità.
Per questo ho voluto fare un regalo alla mia città, in occasione dei dieci anni dall’acquisizione della società The European House – Ambrosetti e per celebrare i nostri crescenti successi di questo decennio, invitando Daniel a visitare Varese e a dialogare con noi in un incontro aperto al pubblico organizzato da The European House – Ambrosetti in collaborazione con il Comune – grazie anche al coinvolgimento del sindaco Davide Galimberti e dell’assessore Andrea Civati – sul tema “Vivere a Varese. Qualità architettonica per lo sviluppo della città”, che si terrà domani, mercoledì, alle 17.30, al teatro “Santuccio” di via Sacco.
Ritengo infatti che Varese abbia il patrimonio e le capacità per farcela. Occorre però mettere in campo ambizione, velocità, gioco di squadra e tanta volontà (anche di osare).
Valerio De Molli, amministratore delegato The European House – Ambrosetti