Frontalieri con il segno meno o quasi. Dopo anni d’incremento sostenuto, rallenta la crescita dei lavoratori che quotidianamente si recano in Canton Ticino per motivi di lavoro.
Sulla base dei dati recentemente resi disponibili dalle autorità svizzere ed elaborati dall’Ufficio Studi e Statistica della Camera di Commercio, il numero dei frontalieri varesini alla fine del 2015 e rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente è cresciuto sì, ma solo dello 0,84%. Un incremento decisamente inferiore a quello che si era manifestato in passato: basti pensare che nel 2006 i frontalieri varesini erano 17.730 e sono aumentati a un tasso medio annuo del 5-6% fino al 2014. Oggi le statistiche dicono che il numero dei frontalieri varesini è attestato a quota 26.319. Di questi, il 60,8% è rappresentato da maschi e il restante 39,2% da femmine. Tutti dati disponibili su www.varese-osserva.it, il portale statistico dello stesso ente, di recente rinnovato e reso ancor meglio fruibile per qualsiasi device: è stato infatti reso “responsive”, ovvero ottimizzato per la navigazione sui computer come sui tablet e gli smartphone. Quanto all’analisi statistica, i lavoratori della provincia sono i più numerosi tra i frontalieri italiani in Canton Ticino (43%), seguiti dai comaschi (41,5%) e, più distanti, dagli abitanti della provincia del Verbano-Cusio-Ossola (7,6%) e da quelli residenti sui territori di Lecco e Sondrio (entrambi allo 0,6%). C’è però da considerare che, per quanto riguarda la Valtellina, il flusso più forte dei frontalieri è diretto verso il Canton Grigioni. Intanto, oltreconfine la disoccupazione è in leggero calo, con un tasso che per il Ticino l’Ufficio di Statistica di Bellinzona indica al 6,4% nella media 2015 (-0,3% rispetto all’anno precedente). Questo mentre in provincia di Varese in dodici mesi il tasso di disoccupazione è cresciuto dall’8,3% al 9%.