Non è vero che le donne nello studio siano più portate per le materie umanistiche rispetto a quelle scientifiche o che siano meno creative e più analitiche. Come non è vero che siano più adatte ai lavori domestici o nell’assistenza alla persona.
«Ci sono troppi stereotipi e luoghi comuni sulle donne. Non dobbiamo subirli, ma dobbiamo imparare a parlare a noi stesse, a raccontarci la verità. Fa bene alla nostra autostima». Clara Lazzarini, della segreteria regionale della Uil, è un autentico vulcano. Si racconta senza paura di fronte alle tante donne intervenute al convegno “Non solo donne: tra realtà e prospettive”, organizzato dal coordinamento donne di Cgil, Cisl e Uil.
«Da piccola – continua Lazzarini – dissi alla maestra che volevo fare il prete. Lei mi rispose che non era possibile e per piegare la mia caparbietà mi mise dietro la lavagna. Non ho fatto il prete, ma l’insegnante d’arte e la lavagna l’ho usata per fare lezione».
Gli stereotipi per un ricercatore sono un male da combattere con dati ed evidenze. Antonio Sebastiano, dell’Osservatorio sulle ras (residenze sanitarie assistenziali) della Liuc e autore dell’indagine sulle Opportunità occupazionali offerte dalle attività economiche a sostegno del welfare in provincia di Varese, finanziata dalla Camera di Commercio, parte proprio dai numeri. «In questo settore – spiega Sebastiano – direi che il primo dato evidente è l’altissima percentuale di lavoratrici donne. L’80 per cento del personale è costituito da figure assistenziali di base con un contratto stabile e un livello retributivo molto basso. Ora sfatiamo un altro luogo comune: a questa alta percentuale femminile non corrisponde un’incapacità dei maschi che invece sono molto ricercati nell’assistenza dove si hanno mansioni che richiedono una certa forza fisica». A questa presenza femminile nel settore non corrisponde un’adeguata presenza di piani strutturati in materia di conciliazione dei tempi di vita e di lavoro che, quando ci sono, sono legati a soluzioni di tipo tradizionale (part-time agevolato, piani congedo maternità).