lavoratori bocciano l’accordo

La Prealpina - 25/07/2016

L’iniziativa è stata promossa da due sigle di base (Adl e Cub), ma ormai è un dettaglio di fronte al successo ottenuto tra i 1450 lavoratori di Airport handling. Oltre la metà dei dipendenti aeroportuali della società nata nel 2014 sulle ceneri di Sea Handling, per la precisione 773, hanno firmato contro l’accordo aziendale dello scorso 13 luglio, approvato dai sindacati confederali con l’aggiunta di Flai. Ne bastavano molti meno. In base all’intesa confederale del 2011, infatti, è sufficiente il 30 per cento per chiedere l’indizione di un referendum che valuti il gradimento, da parte dei lavoratori, del risultato della trattativa condotta per loro conto dai rappresentanti aziendali di Cgil, Cisl e Uil e dalle altre sigle firmatarie.

La raccolta firme dimostra che la stragrande maggioranza dei lavoratori non vuole l’aumento dell’orario di lavoro previsto dal contratto nazionale. Si parla di otto ore da qui a fine anno che diventeranno 16 il prossimo anno e 24 nel 2018. Sono lavoratori, va ricordato, che già due anni fa, nel doloroso passaggio da Sea handling ad Airport handling, hanno perso in busta paga tra i 4mila e i 4.500 euro lordi all’anno e che ancora non hanno digerito quella manovra che ha drasticamente ridotto, seppur senza licenziamenti, la forza lavoro (erano 2.200) in aeroporto. «Se chiede il referendum la metà dei dipendenti di Airport handling, significa che contrari all’accordo sono anche gli iscritti alle sigle firmatarie», spiega Francesco Mainardi (Adl). «Ciò non dovrebbe soltanto portare a nuove elezioni al loro interno, ma dovrebbe anche suggerire all’azienda di tenere relazioni sindacali con chi davvero rappresenta i lavoratori».

Ieri, al momento della deposizione delle firme, i proponenti hanno chiesto (e pare già ottenuto) l’immediata e temporanea sospensione dell’accordo, in attesa dell’esito della consultazione referendaria.