Lavoratore da reintegrare, parla la cooperativa

La Prealpina - 28/05/2016

«Può un giudice obbligare un datore di lavoro a derogare a una norma che prevede di assumersi una responsabilità penale e una amministrativa? Penso che sentenze di questo grado e orientamento confondano le idee e non diano un buon insegnamento ai lavoratori». Questo è solo un passaggio della lunga lettera attraverso cui Marika Mungo, presidente della cooperativa Ncl (New Cargo Logistics) operativa a Malpensa, contesta la decisione del tribunale del lavoro di Busto Arsizio che nei giorni scorsi ha ordinato l’immediato reintegro al lavoro di Elgamal Wagdi, un egiziano in Italia da venticinque anni e da oltre dieci in servizio alla Cargo City di Malpensa, licenziato insieme ad altri quattro colleghi stranieri lo scorso febbraio in quanto la scarsa conoscenza della lingua italiana non avrebbe garantito una prestazione lavorativa in adeguate condizioni di sicurezza. «L’insufficiente livello di comprensione della lingua italiana non può essere invocato come giustificato motivo di licenziamento del ricorrente», ha scritto nero su bianco il giudice Franca Molinari. Ma Mungo non è d’accordo: «La questione non è parlare male l’italiano, sarebbe l’ultimo dei problemi della cooperativa Ncl che è formata al 60 per cento da lavoratori stranieri. La questione è che se un lavoratore non sa riconoscere il pericolo connesso al proprio lavoro mette a repentaglio la propria vita e quella dei propri colleghi di lavoro». Secondo la presidente di Ncl, Wagdi è stato licenziato «perché non capisce i fondamenti della sicurezza, il comportamento che dovrebbe tenere, per esempio, in caso di incendio, non conosce i cartelli, magari con il simbolo del pericolo d’incendio, non toccare o alta tensione. Un lavoratore con simili carenze può morire o uccidere i suoi colleghi di lavoro. In Italia c’è un morto al giorno a causa del lavoro e spesso le cause sono proprio legate alla disinformazione. Ma se il datore di lavoro applica le regole, il risultato è questo». E continua: «Sostenere che il lavoratore opera a Malpensa dal 2006 (due anni prima dell’adozione della norma europea sulla sicurezza sul luogo di lavoro 81/08 e ben cinque prima dell’accordo Stato-Regioni) è solo fuorviante e privo di significato agli occhi della norma che è posteriore alla prima assunzione ma obbliga l’attuale datore di lavoro (Ncl è subentrata alla Cargo city nel 2015 con l’ultimo cambio di appalto, ndr) ad applicarla». Mungo dunque si pone un interrogativo: «Come può la cooperativa reintegrare il lavoratore? Può un giudice della sezione lavoro di Varese ordinare a un datore di lavoro di contravvenire a un’altra norma, di rilevanza europea per giunta?».