Che non si ripeta mai più quello che è successo a Bardello due anni fa quando turisti francesi, colpiti dalla
bellezza del lago di Varese, si sono tuffati nelle sue acque! Non era assolutamente nei loro programmi l’arrivo della polizia locale che li avrebbe costretti ad uscire.
Certo, ora non ci può ancora tuffare, ma, mentre la Regione con enti ed associazioni sta operando per il risanamento delle acque, con soddisfazione ci si rende conto del fermento che sta muovendosi attorno al lago per valorizzare il
nostro territorio. Il tema del convegno “Lago di Varese: da criticità ambientale a volano turistico ed economico del
territorio”, organizzato ieri da Aime con il patrocinio del Comune alla sede Canottieri di Varese, ha messo in luce la volontà di rigenerazione e non solo delle acque.
Quello di Aqst (Accordo Quadro di Sviluppo Territoriale) è il primo progetto che sta raccogliendo tante sinergie
attorno al nostro lago. Si è allargato lo sguardo. Si analizzano modelli anche di realtà lontane che possono essere trasferite sul nostro territorio, valorizzando l’esistente.
Che il risanamento vada oltre le acque del lago di Varese, in una visione più ampia, è stato dimostrato da un progetto territoriale allargato, denominato “Progetto Lago di Varese 2023”, redatto dall’architetto Giorgio Caporaso, presidente di Aime Architettura & Design.
Durante la sua illustrazione è emersa dapprima la connessione delle nostre piste ciclabili con quelle regionali e nazionali. Ad esempio con la ciclovia denominata “Vento” che da Torino permette di raggiungere Venezia, o
la EuroVelox5 che collega Como a Brindisi. Dando spazio al turismo lento e pedonale, ha posto l’attenzione sulla moltiplicazione del verde nel quale inserire parchi giochi per bambini con materiali di risulta.
In un simile contesto naturalistico, l’accoglienza sarà architettonicamente ecosostenibile con l’uso di materiali
naturali. Questa visione accoglie il lavoro in atto dell’architetto Katia Accossato del Dipartimento di Architettura e Studi Urbani del Politecnico di Milano che riguarda la valorizzazione delle sponde e della pista ciclabile del lago, entrando a far parte del progetto di risanamento e di salvaguardia del lago.
Attorno a questo fiorire di progetti, è lecita la domanda: a quando la balneabilità del lago?
«E’ a portata di mano. L’obiettivo è andare veloci – ha spiegato il consigliere regionale della Lega Emanuele Monti-. La giunta regionale così sta operando. Si stanno bruciando le tappe ed è necessario mettere in campo tutti gli strumenti affinché questo avvenga. Andiamo spediti verso un sogno: fare il bagno nel lago di Varese, grazie ai 10 milioni di euro erogati dalla Regione all’interno dell’Accordo Quadro di Sviluppo Territoriale, in questi tre anni di legislatura».
«Risanamento condizione non sufficiente»
– Il risanamento del lago di Varese come sviluppo dell’intera nostra zona, con l’auspicio che diventi un modello a livello mondiale. Questa la sfida lanciata ieri da Raffaele Cattaneo, assessore regionale all’Ambiente, durante il convegno. «Il
recupero del lago è una condizione necessaria, ma non sufficiente per restituire la capacità di attrazione del lago – ha spiegato -. Lo sforzo va concentrato sulle opportunità che bisogna mettere in moto quando le acque saranno pulite e che potranno diventare emblema di uno sviluppo diverso».
Quindi una progettualità che non guardi solo al lago, «ma a tutti i nostri ambienti e che si trovi pronta quando avremo l’opportunità di spendere il denaro pubblico di provenienza europea», ha spiegato il sindaco Davide Galimberti.
Gianni Lucchina, segretario generale Aime, ha posto l’accento sulla necessità di essere pronti nell’organizzazione dell’accoglienza e dei servizi, dentro un quadro più generale.
Fabio Lunghi, presidente Camera di Commercio di Varese, ha da subito evidenziato la mancanza di strutture per l’accoglienza sul nostro territorio. Per un’azione condivisa è necessario abbattere i campanilismi.
La necessità di una visione strategica con una unica cabina di regia e con una progettualità concreta necessita della presenza di nuovi modi di partenariato tra pubblico e privato: in questo modo si è espressa Roberta Pezzetti, direttore del Centro di Ricerca Smarter dell’Università dell’Insubria.