La precarietà penalizza le “quote rosa” E per il salario sul podio rimane l’uomo

La Provincia Varese - 25/04/2016

Il tasso di disoccupazione femminile in provincia di Varese era del 7% nel 2014; dato che nel 2015 è salito al 10.9%, conquistando il triste primato regionale. Di pari passo, è sceso il tasso di occupazione delle donne, dal 64.6% al 63.6%. Due dati, elaborati su base Istat dalla Camera di Commercio di Varese, che mettono in evidenza una situazione molto negativa che viene vista con grande preoccupazione anche da una sindacalista d’esperienza come Stefania Filetti, segretaria provinciale della Fiom Cgil di Varese. «I dati parlano chiaro – commenta – Il tasso di disoccupazione aumenta mentre diminuisce quello dell’occupazione; salta all’occhio la situazione del lavoro femminile che però non ci sorprende e che denunciamo da tempo». La leader della Fiom porta l’esempio del settore metalmeccanico, «dove a perdere il posto di lavoro a causa della crisi sono state soprattutto le lavoratrici». La situazione attuale dell’economia del nostro territorio non fa ben sperare. «La situazione di precarietà non aiuta l’occupazione femminile e vediamo come ci siano tante aziende in difficoltà» afferma Filetti, che poi mette in luce un altro aspetto del mercato del lavoro femminile, che è quello del salario. «Nelle situazioni di crisi, le donne hanno molta più difficoltà a rientrare nel mondo del lavoro – spiega la sindacalista – La retribuzione delle lavoratrici, a parità di mansioni, è sempre inferiore a quella dei maschi, come denunciamo da tempo». La Fiom varesina mette in luce un’altra discriminazione che colpisce le lavoratrici della provincia di Varese, in un comparto strategico per la nostra economia. «Nel settore aeronautico le operaie donne sono molto poche e anche su questo aspetto la Cgil ha condotto delle ricerche». Cosa ci possiamo aspettare per il 2016, alla luce dei dati di quest’anno, sul fronte del mercato del lavoro varesino? «Speriamo sia migliore del 2015, ma il quotidiano che osserviamo ci mostra una realtà ancora di difficoltà – conclude la segretaria provinciale dalla Fiom – qualche settore va meglio rispetto a due anni fa, ma altri sono arrivati a fine corsa; speriamo di sbagliarci ma il quadro è ancora molto incerto»