i soldi per terminare l’opera e la garanzia da 450 milioni di euro di Regione Lombardia per le banche non è sufficiente». Alla vigilia della scadenza (26 aprile) del suo incarico di presidente della società Autostrada Pedemontana Lombarda, l’ex ministro Antonio Di Pietro lo ha ammesso senza troppi giri di parole di fronte ai sindaci della Brianza, in un incontro chiesto dal presidente della Provincia di Monza Gigi Ponti. Ora il rischio concreto è che l’autostrada che dovrebbe collegare l’aeroporto di Malpensa con quello di Orio al Serio, la cosiddetta BustoDalmine che in realtà parte da Cassano Magnago e dovrebbe concludersi ad Osio Sotto in provincia di Bergamo, possa rimanere ferma a dove è arrivata oggi, ovvero poco meno che a metà strada, a Lentate sul Seveso, nel bel mezzo della Brianza. Un rischio che il presidente in uscita di Pedemontana Di Pietro non nasconde: «Inutile prenderci in giro, in due anni l’opera potrebbe essere completata, il problema è che oggi i soldi non ci sono – ha dichiarato venerdì a Monza – Strabag (l’impresa che si è aggiudicata l’appalto dell’opera, ndr) preme per far partire i lavori della tratta B2, ma senza la certezza dei finanziamenti non possiamo partire, altrimenti finisce come la Salerno-Reggio Calabria». Anche l’ipotesi di “accorciare” il tragitto, per far terminare Pedemontana a Vimercate, risparmiando sull’ultima tratta, la D, non è percorribile: il Cipe e il ministero delle finanze hanno respinto la proposta di stralcio, perché il piano finanziario non avrebbe potuto reggere. Insomma, il nodo è sempre quello, i finanziamenti. La Bei, la Banca europea degli investimenti, sta valutando la possibilità di sostenere l’opera, ma l’istruttoria è tuttora in corso. «La nostra pratica è la seconda tra quelle in programma, ma gli ispettori ci hanno chiesto tre mesi» ha fatto sapere Di Pietro ai sindaci brianzoli. In queste condizioni, i 2,5 miliardi necessari per finanziare la prosecuzione del cantiere restano un punto di domanda, anche perché il presidente di Pedemontana ha rivelato che rispetto alla garanzia regionale di 450 milioni, le banche interessate all’operazione avrebbero chiesto di aumentare la garanzia a 1,2 miliardi per potersi caricare il rischio. «L’addio di Di Pietro – sottolinea il responsabile trasporti di Legambiente Lombardia Dario Balotta – conferma che non ci sono le condizioni per andare avanti con i lavori di Pedemontana. Il mercato ha bocciato ogni possibilità di proseguimento, non c’è una domanda di traffico che la giustifichi, le banche non vogliono più rischiare e l’ambiente sarebbe inevitabilmente compromesso e ferito. La Regione deve pensare ad una via d’uscita che metta la parola fine su un balletto ridicolo che sta diventando una farsa per la più grande regione italiana». Insomma, ancora tutto da scoprire quando, mettendosi in marcia da Cassano Magnago, si potrà arrivare fino a Bergamo senza passare da Milano.