Una risorsa sia per la capacità attrattiva del territorio, sia per le produzioni locali: continua il dibattito intorno a Human Technopole, il futuro polo della ricerca sanitaria che sorgerà nell’area di Expo e che il Varesotto ha deciso di agganciare coinvolgendo tutti gli attori interessati a livello economico e programmatico. A qualche settimana dal primo incontro sul tema a Palazzo Estense, interviene il direttore dell’Unione industriali della provincia Vittorio Gandini.
Quali le possibili ricadute sulla vicina provincia di Varese?
«Difficile per il momento dirlo. Di certo piani così ambiziosi come la realizzazione di un centro dedicato alla medicina predittiva, quale sarà lo Human Technopole, pone delle sfide anche alla nostra provincia. Prima fra tutte quella di pensare a come trasformare la struttura in un volano non solo scientifico, ma anche di sviluppo locale. Human Technopole avrà impatti di nicchia su un settore specifico, ma Varese può sicuramente avere ambizioni di ricadute in termini di accoglienza residenziale di un pubblico qualificato come quello di ricercatori e loro famiglie, su questo possiamo puntare sulla qualità della vita che può offrire il nostro territorio. Il vero interesse per il sistema manifatturiero varesino, però, non sta tanto nello specifico progetto di insediamento dello Human Technopole, quanto piuttosto nell’opera di riqualificazione post Esposizione Universale lanciata da Arexpo. È in questo piano di investimenti per la realizzazione di un’area altamente orientata all’innovazione che le imprese guardano con maggior interesse».
Che ruolo possono giocare gli attori economici per non perdere le opportunità legate alla nascita del nuovo polo della ricerca sanitaria?
«Penso che il ruolo in questo caso debba essere quello aprire un dialogo con le istituzioni. L’importante è dare corpo ad una strategia generale del e per il territorio. La Milano post-Expo con il Progetto Human Tchnopole e con altri progetti in campo, o ancora in gestazione, sta diventando un polo sempre più attrattivo per gli investimenti al quale Varese deve essere capace di rispondere con una propria visione di sviluppo e competitività locale. Non certo per mettersi in concorrenza. Ma per cogliere delle opportunità e per darsi una propria identità, questo sì».
Sono previste importanti ricadute occupazionali con la previsione di 1.500 assunzioni. Anche in questo caso potranno essere coinvolte le professionalità varesine?
«Sui temi della sanità e della ricerca farmaceutica le competenze sul nostro territorio sono molte. Al Saronnese, ad un passo dall’Area Expo, fa capo un distretto dell’industria farmaceutica che ha pochi eguali in Italia. Il settore chimico-farmaceutico del Varesotto per numero di addetti è quinto a livello nazionale. Nella sola farmaceutica Varese rappresenta il 2,3% delle unità locali nazionali, per un totale di quasi 2.400 addetti, il 4,2% del totale italiano. Molte le multinazionali del settore che hanno investito sul Varesotto negli ultimi anni. Una realtà produttiva, tra l’altro in forte espansione sui mercati esteri. Di fronte ad un calo generale delle esportazioni provinciali, l’export di farmaci made in Varese hanno fatto registrare nel 2016 un consistente balzo in avanti: +21,9% rispetto a livelli del 2015. Parliamo di valori pari a 150,8 milioni di euro. Ecco queste sono le competenze, il know-how e le expertise che la nostra industria può mettere in campo. Un’anima manifatturiera fortemente legata al mondo della ricerca che pochi conoscono, anche sul nostro territorio, legato nell’immaginario collettivo solo ad alcune realtà industriali».
Molto spesso si insiste sulla necessità di investire in ricerca e innovazione ma non tutte le aziende ne hanno la forza. Human Technopole può essere un facilitatore in questo senso?
«Sicuramente ogni centro di ricerca che nasce su un territorio o vicino ai suoi confini (se di confini si può parlare quando ci si riferisce al mondo della ricerca) è comunque un’opportunità. A maggior ragione in questo caso, in cui è coinvolto un settore che forse più di altri ha le sue fondamenta proprio nelle attività di sviluppo, ricerca e innovazione.
Un’impresa legata al mondo della sanità e della farmaceutica o è ricercatrice per definizione o non è. Questo dobbiamo ricordarcelo. Anche le Pmi di questo comparto sono fortemente orientate all’attività di laboratorio. Anche qui, però, la domanda a cui dobbiamo dare una risposta è come far dialogare il mondo della ricerca, diciamo così pura, con quella applicata nelle aziende. È questa la sfida che lancia lo Human Technopole alle imprese e le stesse imprese allo Human Technopole».