Lo chiama, forse per primo, manifatturiero contemporaneo, senza fronzoli né inglesismi, perché la manifattura è cosa che si tocca, si produce e si vive in Italia più e meglio che altrove. Lo “declina” utilizzando la grammatica del futuro che incorpora, senza averne timore e in parte già utilizzandole, parole come Internet delle Cose, Big Dita e Cloud. Lo pone come orizzonte per il rilancio dell’economia: «Il nuovo modello di società globale e tecnologica in cui dovremo operare è una società in cui forse non è più facile ma è più stimolante essere imprenditori». E individua gli attori che ne dovranno essere co-protagonisti: i giovani, con le loro conoscenze e le loro potenzialità. Riccardo Comerio, davanti agli ottocento che ieri hanno assistito all’assemblea dell’Unione degli Industriali di Varese a Malpensafiere, non ha avuto paura di far salire sul palco la tecnologia e la fabbrica 4.0. Facendo accomodare un «futuro a portata di mano per tutti» accanto alla tradizione e a un know how tramandato da generazioni. Perché insieme, ha detto il presidente in una relazione non scontata né ingessata, sono la porta attraverso la quale portare la provincia di Varese e le sue imprese (1.200 quelle associate, 65.281 addetti in totale) a cogliere le opportunità offerte dall’innovazione. E a trasformare le fabbriche in fabbriche intelligenti, moderne, sicure, sostenibili e capaci «di creare nuove occasioni di lavoro e di sviluppare nuovi modi di produrre». È il primo discorso programmatico di Comerio-presidente e dove vuole andare l’Unione che rappresenta lo si capisce. Ma si capisce anche chi non vuole dimenticare: Renato Scapolan, il cui vuoto in sala si sente. Al presidente della Camera di Commercio – mancato improvvisamente il 7 maggio – il ricordo commosso di un amico e l’applauso di tutti. Poi si torna all’oggi: ci sono le elezioni a un tiro di schioppo e ribolle all’orizzonte la sfida referendaria, che sarà anche sfida per la continuità del governo. In un quadro in evoluzione servono coraggio, certezze e una visione industriale a medio-lunga gittatata. Serve un Paese che sia «un Paese normale». La strada non è in discesa: «Non ci sono solo gli ostacoli amministrativi, gli oneri fiscali, le complessità regolamentari, le lungaggini per ottenere una qualsiasi licenza al fare, le difficoltà nel reperire i necessari finanziamenti, i ritardi nella giustizia civile, le normative confuse e contraddittorie. C’è una corrente di pensiero che sembra essere ostile all’impresa». Impresa che, invece, è «elemento fondamentale della crescita economica di un Paese». Di qui la sfida e l’impegno comune per avere «finanziamenti più agevoli diversificando anche a forme alternative di reperimento del capitale», «energia più a buon mercato» e «oneri fiscali meno pesanti, che non superino la soglia del correttamente sostenibile», «procedure meno complicate». L’unità del sistema confindustriale diventa in questo contesto un elemento strategico e premessa di solidità per un ecosistema imprenditoriale sul modello Silicon in cui le diverse componenti sociali, istituzionali, economiche e finanziarie e universitarie contribuiscono a creare l’ambiente adatto alla nascita e allo sviluppo delle imprese. «Ritengo emblematica e positiva la sinergia tra Regione Lombardia, con il presidente Roberto Maroni e Confindustria Lombardia, rappresentata dal varesino Alberto Ribolla per poter ospitare in maniera stabile, dal prossimo anno, il Word Manufacturing Forum, una sorta di conferenza di Davos del manifatturiero». Le basi ci sono, altri sforzi da fare rimangono: «Le nuove regole sul mercato del lavoro vanno nella direzione giusta. Ora la grande responsabilità è di completare la riforma con un assetto di relazioni industriali adeguate alle sfide competitive. Ammortamenti accelerati per gli investimenti in beni strumentali, detassazione della componente lavoro dell’Irap, provvedimenti per il sostegno della ricerca e sviluppo, Patent Box». Nel video che apre l’assemblea c’è la Varese di oggi che guarda al domani. Nelle parole di Comerio c’è l’invito, che è manifesto programmatico, a combinare l’essere con il diventare: «Se puoi sognare puoi farlo, diceva Enzo Ferrari. Il nostro sogno è la nostra realtà: siamo, siate, contemporanei». Sfida a Varese. Messaggio all’Italia.