La Lombardia cresce nei laboratori chimici

La Prealpina - 05/04/2018

Il progresso dell’economia lombarda si crea dentro i laboratori. Così dicono i numeri, se è vero che sono la chimica e la farmaceutica a trainare l’industria della regione. È quanto emerge dall’inchiesta di Industria Felix (in collaborazione con Cerved, Luiss e Confindustria Lombardia) su 31.825 bilanci di società di capitali con sede legale lombarda e fatturati compresi tra 2 milioni e 19 miliardi, sulla base dell’indice Roe, che misura il ritorno sul capitale. Le migliori performance sono quelle del settore della chimica e della farmaceutica (90,1%) che hanno scalzato dal podio il settore dei metalli. La chimica, insomma, funziona e funziona bene. Del resto, lo si può toccare con mano anche in provincia di Varese, dove il settore rappresenta un vero e proprio pilastro dell’industria locale.

Per numero di addetti (6224 in tutto ), Varese risulta essere la quinta provincia italiana per il settore chimico-farmaceutico e quarta per il solo chimico. Insomma, un vero e proprio fiore all’occhiello, riconosciuta anche a livello nazionale.

«In Lombardia la chimica rappresenta un vero e proprio distretto tecnologico – spiega Paolo Lamberti (nella foto) , presidente di Federchimica – basato su centinaia di imprese che uniscono flessibilità, qualità e innovazione sempre di più basata sulla ricerca e che fanno della Lombardia l’unica regione chimica non tedesca tra le prime cinque in Europa, pur non caratterizzandosi per la presenza di grandi poli chimici».

Certo è che le 182 aziende (di queste 76 appartengono all’Unione Industriali della provincia di Varese, con 4962 dipendenti in totale) presenti nella sola provincia di Varese parlano da sole. Ci sono realtà imprenditoriali centenarie e presenze multinazionali di rilievo, in grado di generare oltre un miliardo di vendite di prodotti all’ estero. . Per tutti gli imprenditori, il quarto trimestre dell’anno 2017 è risultato positivo rispetto ai tre mesi precedenti. Non solo. Per l’avvio dell’anno in corso, la maggior parte dei protagonisti del settore (81,4%) prevede una crescita dei livelli produttivi, mentre la restante quota delle imprese si aspetta una stabilizzazione intorno ai livelli attuali. Senza dimenticare la buona performance dell’export, che, nel corso del 2017, segna un balzo in avanti dell’8 per cento.

«Va ricordato – aggiunge ancora Lamberti – che la chimica è una industria fortemente legata alla scienza e, attraverso i suoi prodotti, trasferisce al sistema industriale contenuti tecnologici e soluzioni adeguate per lo sviluppo sostenibile. Inoltre, il settore, è in grado di offrire alle giovani generazioni opportunità di lavoro stabile e qualificato, contribuendo così alla sostenibilità anche da un punto di vista economico e sociale».

 

Un settore per industria e uomo

Chimica a Varese significa essenzialmente due cose: chimica per le imprese e chimica per l’uomo. Lo s comprende chiaramente dai dati a disposizione dell’Ufficio Studi dell’Unione Industriali della Provincia di Varese, guidato da PAola Margnini.

Il comparto del solo chimico è fondamentale e occupa complessivamente quasi 3800 addetti, generando circa 880 milioni di export. La produzione è varia : prodotti per le industrie tessili e del cuoio, ma anche resine, polipropileni e siliconi che trovano applicazione nel settore gomma-plastica. Ci sono poi le aziende che producono resine e additivi per il settore dell’automotive e nastri adesivi per uso industriale. Insomma, il comparto aiuta di fatto a garantire la qualità dei prodotti offerti da comparti d’eccellenza della provincia.

Il secondo pilastro della chimica varesina è quello legato all’uomo. In provincia operano, producono e ricercano alcune delle più importanti case farmaceutiche mondiali. Nel Saronnese è sorto negli anni un vera e propria enclave farmaceutico che oggi occupa 2400 persone concentrate per lo più in imprese multinazionali. Il loro export vale 151 milioni di euro.

In questi anni di crisi il settore in terra varesina ha saputo resistere e rinnovarsi, beneficiando anche di centri di sviluppo di alte competenze scientifiche: dalla facoltà di biotecnologie (Università Insubria) all’incubatore sulle scienze della vita (Fondazione istituto insubrico di ricerca per la vita)