Si intitola “Il bianco e il
nero” la grande mostra dedicata
all’artista, designer e
architetto Marcello Morandini,
inaugurata sabato
scorso e aperta fino al 16 luglio,
al Museo MA*GA di Gallarate.
Marcello Morandini è un
artista di fama internazionale,
nella cui opera dominano
il rigore geometrico e il
minimalismo cromatico che
caratterizzano, com’ebbe
modo di ricordare lo stesso
Morandini «lavori che sono
stati e sono il frutto parziale
di una ricerca “calvinista”,
che ha segnato nel tempo
anche il mio carattere».
«Quella del MA*GA – sottolinea
ancora Morandini –
non vuol essere una retrospettiva
classica ma
un’esposizione da sfogliare
e leggere lentamente, non
necessariamente parole ma,
in questo caso, “forme” realizzate
in anni diversi che
qui s’incontrano per raccontare
la loro semplice storia».
L’esposizione, curata da
Marco Meneguzzo ed Emma
Zanella, organizzata in collaborazione
con la Fondazione
Morandini, presenta
oltre 200 opere tra disegni,
sculture, progetti di architettura,
rendering e modelli
e prodotti di design, realizzati
dalla metà degli anni
Sessanta a oggi, che definiscono
la precisa cifra stilistica
di Morandini tra arte, architettura
e design, dagli inizi
degli anni Sessanta a oggi.
Il percorso espositivo si snoda
attraverso i principali
momenti del suo lungo percorso
creativo, dalle mostre
personali alla celebre Galleria
del Naviglio, alla partecipazione
alla XXXIV Biennale
d’Arte di Venezia nel 1968
e alla XLII Biennale Arte e
Scienze di Venezia del 1986;
dagli esordi artistici con il
sostegno critico di Germano
Celant, Umbro Apollonio e
Gillo Dorfles all’invito a rappresentare
l’arte italiana alla
IX Biennale di s. Paolo in
Brasile, a Bruxelles al Palais
del Beaux Arts, per “Europalia”,
a Ginevra nel 1969 con
Agostino Bonalumi e Gianni
Colombo. Ampio spazio viene
dato alla produzione di
design che lo vede collaborare
con molte aziende svizzere,
tedesche, giapponesi e
italiane. La mostra presenta
anche una sezione dedicata
agli importanti progetti architettonici
che caratterizzano
la ricerca di Morandini
a partire dagli anni Ottanta,
alcuni di questi realizzati
principalmente in Germania,
Singapore e Malesia oltreché
a Varese, città in cui
vive dal 1946. La mostra è il
primo evento pubblico della
Fondazione Morandini, nata
lo scorso 7 dicembre 2016 e
la cui sede museale si troverà
proprio nel cuore di Varese
in una villa anni 30 (in via
Staurenghi, angolo via del
Cairo), a due passi dal centro
storico e sarà ultimata dopo i
restauri alla fine del 2017. La
Fondazione nasce infatti
con l’obiettivo di fondare un
museo dedicato all’artista,
conservando e valorizzando
le sue opere d’arte, di design
e architettura e promuovendo
la conoscenza delle arti in
generale e in ogni loro forma.
Sconfesserà il detto “Nemo
propheta in patria”?
«È vero – ci spiega Marcello
Morandini -, qualche volta
si conferma quello che sembra
impossibile. Ne sono
contento. La villa sta per essere
svuotata a fine mese e
sarà oggetto di studio per
una ristrutturazione. Ci sarà
il museo Morandini e uno
spazio per mostre internazionali
concentrate in massima
parte sul Costruttivismo,
sull’arte programmata
con tutte le sue implicazioni
nel design, nella letteratura».
Come è stato possibile?
«È stato un miracolo, una
cosa rara perché il donatore
è un mio collezionista da
trent’anni e desidera donare
le sue opere alla città di Varese.
La Fondazione Morandini
vuole dare spazio ad
esposizioni, eventi culturali
e convegni, ricerche, pubblicazioni,
attività didattiche
con la collaborazione di musei
e istituzioni italiani e internazionali».
Come è stata la reazione
della città?
«A Gallarate più di mille
persone erano presenti, tutte
interessate a questo luogo,
perché la mostra al Maga
è un’anteprima di quella che
sarà a Varese. Non si tratta di
un monumento e non sarà
un museo enorme, ma un
piccolo motore di cultura, in
cui sarà dedicata una parte a
realtà locali, ai bravissimi
artisti che per fortuna abbiamo
qui. Ci saranno attività
e piccole conferenze, per
veicolare a Varese quello
che a Varese non c’era, e che
mancava». n