«La ferrovia T2-Gallarate è un’opera che si farà. Punto». Più chiaro di così non poteva essere il governatore della Lombardia Roberto Maroni, presente martedì mattina in aeroporto per l’inaugurazione della stazione ferroviaria del Terminal 2 e per annunciare che con il Patto Lombardia ha già trovato le risorse necessarie per finanziare gli ulteriori 4,6 chilometri di binari che attraverseranno i boschi di Casorate fino a congiungersi alla linea Milano-Domodossola. Ci sono le risorse e anche il progetto preliminare, dato che, ha reso noto nella stessa occasione il presidente di FerrovieNord Andrea Gibelli, «è ormai pronto e verrà presentato il prossimo gennaio in Camera di commercio a Varese».
Una doppia fuga in avanti, all’insegna del decisionismo e della politica lombarda del fare, che ha però lasciato di sasso Casorate Sempione, il paese maggiormente impattato dalla nuova infrastruttura. L’ultimo comunicato di Ferrovienord, rivolto al comitato NoRail “SalviAmo la brugheria”, risale soltanto a un mese fa ed era molto più prudente. Invitata infatti gli ambientalisti a evitare «giudizi affrettati e prematuri», tenendo conto del fatto che «l’analisi sui costi-benefici e le simulazioni sui flussi di traffico non si sono ancora concluse e procedono parallelamente».
Il comitato anti-ferrovia è rimasto dunque spiazzato e con esso anche l’amministrazione comunale che aveva posto un aumento della parte di tracciato interrata e la certezza che le compensazioni ambientali vengano fatte in loco come condizioni sine qua non per dare il proprio avvallo. «Prendo atto che si fa», commenta il primo cittadino di Casorate Dimitri Cassani (Ncd). «Ma io non sono l’Appendino e non farò come lei con la Tav», dice. «Io voglio essere sui tavoli in cui si discutono i progetti per salvaguardare il mio territorio. Questo non vuol dire essere d’accordo con l’opera». Il progetto preliminare però è già pronto, e a chi gli contesta un atteggiamento troppo morbido, giustificato dal fatto che a Casorate governa l’Ncd con la Lega proprio come in Regione, lui risponde: «Questa è proprio l’ultima delle cose. Non ho mai ricevuto mezza telefonata da Maroni o da Raffaele Cattaneo sull’argomento. La mia posizione è chiara: pretendo la salvaguardia del territorio ma non farò battaglia demagogiche». Anche perché, anche volendo, sarebbe ormai troppo tardi. L’opera si fa. Punto.