Via libera della commissione europea al decreto che porta la firma del ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Graziano Delrio, relativo alla maggiore liberalizzazione del traffico sull’aeroporto di Linate. Un nuovo provvedimento che si è reso necessario dopo che Bruxelles, undici mesi fa, bocciò il decreto che il suo predecessore, Maurizio Lupi, approvò in vista di Expo, dando la possibilità di collegare il city airport di Milano verso tutte le destinazioni europee, eliminando dunque il vincolo di poter volare solo sulle capitali.
Il decreto Delrio, nei contenuti viene definito una sorta di copia e incolla di quella decisione, in quanto ha mantenuto inalterata la liberalizzazione concessa dal suo predecessore. L’unica differenza è l’aver sanato le incertezze procedurali che erano state all’origine dello stop europeo. In sostanza la Ue ha rimosso semplicemente il vizio formale del primo decreto che era stato emanato senza preventivamente avviare una consultazione con le compagnie aeree, così come prevedeva il regolamento.
L’approvazione della Commissione europea, dunque oggi certifica niente più e niente meno di quel provvedimento varato alla vigilia di Expo che provocò un immediato sversamento di passeggeri da Malpensa a Linate (una perdita stimata in 500mila su base annua) e le proteste del territorio che si schierò a difesa del proprio aeroporto. Una notizia negativa? Non proprio, perché la necessità di riscrivere il decreto si era immediatamente trasformata nell’ennesima minaccia di una ulteriore liberalizzazione del traffico di Linate a discapito di Malpensa. Soltanto due mesi fa il Ceo di Etihad, James Hogan, svelò che il governo, come precondizione per convincerlo a entrare con ingenti capitali a salvare Alitalia, gli promise un decreto ad hoc che avrebbe consentito di volare dal city airport anche fuori dai confini europei. Verso Abu Dhabi (la base mondiale di Etihad), verso la redditizia Russia (Mosca e San Pietroburgo), verso Casablanca, Algeri, Tunisi, Tripoli, Il Cairo, Istanbul e Tel Aviv. Per Malpensa sarebbe stata la fine. E invece non è accaduto nulla di tutto ciò. Complice l’ennesima massiccia operazione di pressing compiuta dai parlamentari varesini (in particolare Angelo Senaldi del Pd e Stefano Candiani della Lega) e delle associazioni di categoria (Univa e Camera di Commercio), Delrio non ha fatto altro che confermare quanto stabilito da Lupi. Malpensa resta quindi aperta al traffico intercontinentale ed extra-europeo, senza limiti di tipologie di aeromobili o destinazioni, mentre Linate viene limitato al traffico intra-Ue, operato da vettori esclusivamente europei per collegamenti point to point e con l’utilizzazione di soli aeromobili narrow-body, ovvero quelli a corridoio singolo. Rimane inoltre su Linate il limite dei 18 movimenti orari, una catena considerata indispensabile per evitare il cannibalismo a danno dello scalo varesino.
«Se l’avvallo europeo al nuovo decreto non è una brutta notizia per Malpensa, non può nemmeno rappresentare un motivo per festeggiare», è il commento a caldo di Riccardo Comerio, il presidente della Unione degli industriali della provincia di Varese. «Alla fine, infatti, il risultato è che Etihad ottiene quello che aveva chiesto, ossia il superamento dei limiti alla crescita di Linate che poneva giustamente il decreto Bersani. L’auspicio ora è che incassata questa vittoria nessuno pensi di innalzare ulteriormente l’asticella aprendo Linate ai voli intercontinentali. Di questo, a onor del vero, nel decreto Delrio non c’è traccia. Dunque ci aspettiamo che, dove si dice, nella nota ministeriale, che Milano Linate sarà aperto unicamente al traffico intra-Ue, ci si riferisca a un dato acquisito da non mettere più in discussione. Almeno questo, a Malpensa, venga concesso».