Minibond e non solo, Finlombarda sostiene l’impresa lombarda per farla uscire dalla spirale «troppo bancocentrica» del credito. «Non bastano i decimali per dire che la crisi è finita. Occorrono fiducia e investimenti» la linea dettata dal presidente di Finlombarda Ignazio Parrinello. «Il messaggio non dev’essere “meno banca”, ma servono più strumenti alternativi» sottolinea il presidente dell’Unione Industriali Riccardo Comerio. Una nuova tappa del percorso di apertura al territorio che Finlombarda, la finanziaria “in house” di Regione Lombardia, sta intraprendendo con la gestione Parrinello. «Un gran varesino» come lo definisce il presidente di Univa Comerio. Ma ai vertici della più grande finanziaria pubblica italiana è arrivato da poche settimane un altro “varesino d’adozione”, il direttore generale Massimo Brunelli, che per quasi trent’anni ha vissuto a Busto Arsizio, quando il padre ingegnere lavorava alla Comerio Ercole. «È stato suo padre a portarmi a Chicago nel mio primo viaggio all’estero» l’amarcord di Riccardo Comerio. Una parentesi personale che mostra una volta di più la trazione varesina di Finlombarda, che ieri in un convegno alle Ville Ponti, alla presenza dell’assessore regionale all’economia Massimo Garavaglia, ha illustrato il proprio programma di interventi per lo sviluppo e la crescita delle imprese. Basati soprattutto sugli strumenti alternativi al credito tradizionale. «La crisi, da cui non si esce con i decimali – le parole del presidente Parrinello, riferite alla lievissima ripresa del Pil che si sta registrando – ha dimostrato che le imprese che dipendono dal credito bancario sono più a rischio. Il sistema industriale italiano è sottocapitalizzato, troppo dipendente dall’indebitamento bancaria». «Oggi non si può fare impresa senza equità. Servono strumenti alternativi, come fondi Bei, minibond, partenariato pubblico-privato, Cassa Depositi e Prestiti. Il sistema finanziario non deve essere più sinonimo di sistema bancario. E Finlombarda lavora per questo». Lo conferma il presidente Riccardo Comerio: «Nella tipicità italiana il sistema bancario è il fulcro del nostro sistema creditizio, atipico rispetto ai nostri “bench” di riferimento internazionali, se pensiamo ad esempio che il peso dei prestiti obbligazionari è del 9% in Italia, contro il 23 in Francia e oltre il 50 negli Usa». Così, in un contesto che «ci porta verso l’industry 4.0», fa notare Comerio, il rapporto tra imprese e finanza «deve arrivar al 2.0. Che non significa meno banca, più mercati, ma riconsiderare almeno in parte la valenza degli strumenti alternativi». Finlombarda ha molte opzioni da proporre, sia per finanziare il circolante (Credito Adesso, Credito inCassa B2B) che l’innovazione Il presidente di Finlombarda, Ignazio Parrinello, ha presentato il suo piano (Innovalombardia, che ha già deliberato oltre 20 dei 30 milioni disponibili, ma anche la nuova “Linea innovazione”, un bando da 100 milioni che sta per partire). E poi i minibond, con 300 milioni a disposizione per il cofinanziamento di progetti di investimento industriale. Strumento ancora poco utilizzato (38 collocamenti in Lombardia dal 2012 ad oggi, contro 11mila imprese dotate di requisiti), su cui Finlombarda è pronta a scommettere, mettendo a disposizione 2,5 milioni di voucher a sostegno delle spese di emissione (per più di 80 potenziali collocamenti, più del doppio di quelli finora realizzati), assistenza alle operazioni e un impegno per la sottoscrizione da parte di Finlombarda fino al 40%. «Un’opportunità per la quale trasmettiamo il senso dell’urgenza – spiega Brunelli – siamo convinti delle potenzialità di questo strumento sia dal lato della domanda che da quello dell’offerta». E per il direttore di Univa Vittorio Gandini sul nostro territorio «ci sono già esempi positivi di minibond e quotazioni», che vanno seguiti.