Intesa Airport Handling Il referendum sarà fatto

La Prealpina - 02/08/2016

Sarà referendum. Così come richiesto da 773 dipendenti di Airport Handling – su un totale di 1450 lavoratori oggi in servizio nella società nata due anni fa sulle ceneri di Sea Handling – l’intera forza lavoro sarà chiamata a esprimersi sull’accordo aziendale dello scorso 11 luglio, approvato dai sindacati confederali con l’aggiunta di Flai. Sono proprio le cinque sigle firmatarie ad annunciarlo con una nota sottoscritta per conto delle segreterie regionali da Angelo Piccirillo (Filt Cgil), Alfredo Rosalba (Fit Cisl), Liviano Zocchi (Uiltrasporti), Rosario Barletta (Ugl Trasporto aereo) e Andrea Orlando (Flai). «Nei giorni scorsi – si legge – abbiamo avuto evidenza di una raccolta firme dei dipendenti della società in cui viene richiesto l’indizione di un referendum per sottoporre al voto la validità dell’accordo siglato l’11 luglio in merito all’applicazione dell’articolo 4 del contratto nazionale sezione handlers». Una richiesta legittima in quanto avanzata da oltre il 30 per cento dei lavoratori ed entro dieci giorni dalla conclusione del contratto, così come espressamente specificato dal Testo unico sulla rappresentanza. I firmatari, dunque, non hanno potuto fare altro se non constatare che la base – o comunque un’ampia fetta – non gradisce i contenuti dell’intesa. Che ora verrà messa ai voti. «Entro la metà di settembre – annunciano i confederali – si procederà alla consultazione». Sarà ritenuta valida se parteciperà il 50 per cento più uno degli aventi diritto e l’intesa sarà respinta con il voto espresso dalla maggioranza semplice dei votanti.

La raccolta firme era stata promossa da due sigle di base (Adl e Cub), ma le oltre 700 adesioni dimostrano che l’iniziativa ha superato i rigidi recinti di una semplice lotta tra sindacati. Numeri che provano come la gran parte dei lavoratori di Airport Handling non voglia l’aumento dell’orario di lavoro previsto dal contratto nazionale. Si parla di otto ore da qui a fine anno che diventeranno 16 il prossimo anno e 24 nel 2018. Sono lavoratori, va ricordato, che già due anni fa, nel doloroso passaggio da Sea Handling ad Airport Handling, hanno perso in busta paga tra i 4mila e i 4.500 euro lordi all’anno e che ancora non hanno digerito quella manovra che ha drasticamente ridotto, seppur senza licenziamenti, la forza lavoro in aeroporto (erano 2.200).

C’è soddisfazione naturalmente tra i proponenti, anche se fanno notare di aver chiesto – ma non ottenuto – l’immediata e temporanea sospensione dell’accordo in attesa dell’esito della consultazione. «Che senso ha comunicare l’indizione di un referendum per consultare i lavoratori se i motivi del referendum non vengono immediatamente congelati?», dice la Cub Trasporti, facendo notare che i lavoratori si stanno trovando nelle turnazioni le ore in più che saranno l’oggetto del giudizio popolare. «Come avevamo già comunicato all’azienda e anche alle altre organizzazioni sindacali, l’assegnazione deve essere immediatamente sospesa». Altrimenti, sottolinea la sigla di base, «si è democratici soltanto a metà». Come andrà a finire lo si saprà soltanto a settembre, ma per Adl le 773 firme raccolte in pochissimi giorni sono già un grandissimo successo. «Se chiede il referendum la metà dei dipendenti di Airport Handling, significa che contrari all’accordo sono anche moltissimi iscritti alle sigle firmatarie», spiegava Francesco Mainardi due settimane fa al banchetto allestito al Piano Arrivi del T1. «Ciò non dovrebbe soltanto portare a nuove elezioni al loro interno, ma dovrebbe anche suggerire all’azienda di tenere relazioni sindacali con chi davvero rappresenta i lavoratori».