Iniezione da 600mila euro Più fondi agli stage esteri

La Prealpina - 18/05/2018

Non c’è dubbio: un neolaureato che si presenta a un colloquio di lavoro con la possibilità di raccontare la propria esperienza di formazione all’estero, ha certamente delle chance in più per la firma di un contratto di assunzione. All’Università Cattaneo lo sanno bene, tant’è che, negli anni, ne hanno fatto uno dei punti di forza.

Ora dai vertici dell’ateneo arriva un passo ulteriore: la decisione di contribuire alle spese delle famiglie di studenti che si recheranno all’estero per un periodo di stage in azienda. È una delle colonne del piano straordinario di investimenti varato dal Consiglio di amministrazione, che ha dato il via libera al bilancio. Sul piatto, “fuori lista” rispetto all’annuale prospetto economico, ci sono seicentomila euro destinati a investimenti straordinari: in primis proprio il sostegno agli stage. Non basta. Perché nel bilancio annuale una voce è dedicata all’assunzione di nuovi docenti. «Da qui a fine 2019 – ha spiegato il rettore Federico Visconti – porteremo avanti un programma di reclutamento per cui dagli attuali 40 docenti di ruolo arriveremo a 50».

La linea guida è quella dello sviluppo, nonostante i contributi statali, in cinque anni, si siano dimezzati, rappresentando meno del 6 per cento delle risorse a disposizione, «nonostante i nostri obblighi di legge non siano differenti rispetto alle altre università in termini burocratici», specificano il presidente Michele Graglia e il rettore. In ogni caso, i seicentomila euro ci sono, «anche perché noi ci gestiamo come un’azienda ma non abbiamo dividendi da dare. Reinvestiamo per la crescita dell’università e dei ragazzi», aggiunge ancora Graglia.

Il progetto stage non comporta alcuna modifica a quanto in vigore in termini di borse di studio o rette scontate in base al merito. «Mettiamo a disposizione un pacchetto di investimenti importanti – ha spiegato Graglia – che vanno a sostenere temi e valori che hanno sempre caratterizzato questa università e il suo strettissimo rapporto con le imprese del territorio. Andiamo a rafforzare la formazione nei due percorsi di economia e ingegneria gestionale, i più richiesti dalle aziende, e puntiamo ancor di più sulla formazione all’estero, in modo particolare per gli ingegneri».

Le cifre dettagliate non ci sono ancora, dal momento che si tratta di un percorso tutto da costruire, con la selezione dei ragazzi e, contemporaneamente, delle aziende. Il primo step riguarderà l’Europa, ma l’obiettivo, poi, è di arrivare nel mondo. «La nostra università ha una media complessiva di 800 stage all’anno – ha sottolineato anche il rettore – e allargare il campo all’estero è un passo molto importante».

Va detto che non è l’unico. I seicentomila euro saranno impiegati anche su altri fronti che si intrecciano con la crescita dei ragazzi e lo sviluppo dell’ateneo. Sarà sostenuta la ricerca («che è alla base dell’attività di ogni università», ha detto Graglia) con gli assegni che passeranno da cinque a sette. Saranno introdotte soluzioni innovative per la didattica, sarà rafforzata la rete wi-fi in tutti gli ambienti e verrà completamente rinnovata la biblioteca, con un nuovo software gestionale appositamente dedicato, «perché facciamo cultura anche noi industriali», ha specificato il presidente. «Una biblioteca moderna – ha sottolineato il rettore – è un modello di servizio per i giovani ricercatori, è punto di riferimento per i dottorandi ed è anche luogo di vita per gli studenti». A ciò si aggiunge un premio al miglior stage da consegnare a studente e azienda, eventi scientifici nazionali, nuovi progetti di ricerca come un indice per misurare l’innovazione delle imprese del territorio e una task force per l’offerta formativa che guarda già al 2020. Perché il futuro è dietro l’angolo.

Ecco la biblioteca del futuro

Immaginiamo la biblioteca come un luogo polveroso e ormai superato. Pensiamo al monastero del Nome della Rosa o a quegli antichi palazzi dove i libri sono accatastati l’uno sull’altro, senza che nessuno li apra da secoli. Roba che ormai non serve più a nessuno nel mondo dei clic, dei whatsapp, degli instagram e di chi più ne ha più ne metta.

Scopriamo, invece, che la Liuc investe sulla biblioteca: l’università degli industriali spende soldi per qualcosa di vecchio e superato. Avevamo l’idea degli imprenditori della provincia di Varese come di una classe votata soprattutto a farli i danée, non a spenderli per libri polverosi. Ci rendiamo conto che non è più così. Lo spiegano con chiarezza sia il presidente Michele Graglia, sia il rettore Federico Visconti: «La biblioteca è il luogo per le generazioni del futuro». Nulla più di questa affermazione spiega il valore immenso della cultura, intesa nel senso pieno del termine. Non solo libri, allora, ma un software che permette a tutti di entrare in contatto con il mondo, di dialogare con migliaia di fonti diverse, di accedere a banche dati sterminate, insomma di fare ricerca. Un luogo di crescita, dunque, ma soprattutto «un luogo di vita». Vale la pena, allora, investire risorse perché, se è vero che siamo nani sulle spalle di giganti, la biblioteca del 2018 sarà ancora più utile in una società come quella attuale, dove sembra che esista solo il qui ed ora. Ma non è affatto così.