Industria, impegno e storiaL’addio a Giovanni Marzoli

La Prealpina - 05/04/2017

Se ne è andato con discrezione, senza fare troppo clamore e così ha voluto essere ricordato, anche se la sua vita è stata intrecciata a dopo filo alla storia della città: Giovanni Marzoli, morto domenica a 85 anni (ne avrebbe compiuti 86 il 12 maggio), era l’ultimo erede di una famiglia di industriali che ha plasmato l’immagine di Varese fra Ottocento e Novecento con i celebri Molini Marzoli. Proprio Giovanni, classe 1931, nipote del fondatore Pietro e figlio di Franco, è stato l’ultimo esponente della dinastia a rappresentare l’azienda fino alla fase finale, nel 1974, prima della chiusura definitiva dopo un’attività iniziata nel lontano 1897. Poi, entrarono in azione ruspe e palle di ferro per demolire lo storico stabilimento davanti alla stazione Nord, fra via Casula e via Adamoli, dove oggi c’è un complesso spesso al centro delle polemiche per lo stato di degrado. Le foto del tempo ritraggono invece uno scorcio operoso e pieno di vita. Ne è passata di farina dentro quelle macine, che facevano il paio con la sede di Busto Arsizio, a cui è toccato in sorte di sopravvivere per essere trasformata in un bellissimo edificio di archeologia industriale che ospita sala convegni, università dell’Insubria, uffici pubblici e start-up.

«Anche lo stabilimento di Torre del Greco, vicino a Napoli, chiamato Molini Meridionali Marzoli, è stato conservato – racconta il figlio Silvio -. Il fondatore Pietro fu cavaliere del lavoro e presidente della Camera di commercio di Varese ma morì a 50 anni. I figli proseguirono l’attività fino alla cessazione nel secolo scorso. Mio padre nacque industriale ma, essendo laureato in Economia alla Bocconi, nella seconda parte della sua vita fu dottore commercialista».

Oltre all’attività professionale e benefica, Giovanni Marzoli ha sempre coltivato l’amore per la ricerca sulla storia della città. Il suo archivio, ricco di foto, lettere, documenti e giornali sia sui Molini sia sul territorio, è una fonte unica che offre uno spaccato varesino nei decenni, passando per tutte le rivoluzioni industriali e culturali. Questa capacità di catalogazione e conservazione lo ha reso uno dei più attenti testimoni della storia locale.

E poi la più grande passione, la famiglia: la moglie Carla Girola, sua compagna da quasi 60 anni, figlia del comandante della Caserma Garibaldi; i figli, Silvio e Giuditta e i figli di lei, gli amatissimi Guido e Marco. Proprio questi ultimi hanno dedicato al nonno un toccante ricordo dall’altare della Basilica di San Vittore, dove ieri sono stati celebrati i funerali in forma privata. «Mio padre ha avuto tantissime passioni, è stato un uomo d’impresa e di cultura – conclude il figlio -. Ma posso dire senza ombra di dubbio che negli ultimi vent’anni il suo amore più grande sono stati i suoi due nipoti. Un amore ricambiato».