Paola Della Chiesa ex dirigente dell’Agenzia provinciale del turismo indagata per truffa e peculato: la procura di Varese pronta a chiedere il rinvio a giudizio. «Sapevamo dell’indagine – dice Federico Cecconi, avvocato dell’ex funzionaria che in passato ha difeso anche Berlusconi e Mills – non della prossima richiesta di rinvio a giudizio. Siamo assolutamente tranquilli: abbiamo già più volte dato la nostra disponibilità a fornire tutte le spiegazioni dovute, con documentazione già in parte presentata all’autorità giudiziaria, per ogni spesa contestata. Siamo pronti a procedere contro chi ci ha diffamati». E l’ex dirigente dell’agenzia del turismo replica con un lungo post su Facebook che lascia intendere una campagna denigratoria contro di lei partita dal 2010, anno in cui fu nominata a capo dell’Agenzia dopo un’esperienza in Whirpool e conclude dicendo: «Le notizie oggi le conoscete tutti – scrive – immagino di non conoscere Paola Della Chiesa e leggendo la storia di cui sopra non posso che dire io sto con Paola Della Chiesa . E per il resto lunga vita a tutti perché da me avrete sempre e comunque un bel sorriso». Della Chiesa sarebbe indagata da almeno due mesi. L’iter seguito dalla procura arriva da lontano. Dopo l’elezione di Gunnar Vincenzi alla carica di presidente della Provincia di Varese, l’Agenzia per il turismo è stata chiusa. Non senza polemiche: nel mirino c’erano in particolare gli stipendi considerati esosi dei funzionari e l’esternalizzazione, considerata altrettanto costosa, di parecchi servizi. L’Agenzia è stata dunque messa in liquidazione. «Il liquidatore – spiega Vincenzi – analizzando i conti ha segnalato alcune anomalie. E io, come vuole la norma, ho segnalato le stesse anomalie alla procura della Corte dei Conti e alla procura della Repubblica. Una segnalazione contro ignoti con la quale si informava l’autorità giudiziaria. Non avrei potuto fare diversamente: ho fornito tutta la documentazione indicata dal liquidatore». È la procura della Repubblica di Varese, nella persona del pubblico ministero Massimo Politi, a dare impulso alle indagini condotte dagli agenti della Digos della Questura di Varese. A Della Chiesa si contesta la spendita di una cifra pari a circa 40mila euro spalmati in cinque anni di denaro pubblico per spese personali. In sintesi per l’accusa la Della Chiesa avrebbe utilizzato la carta di credito della Provincia per pagare vestiti, cene e viaggi. Denaro che in alcune circostanze, sempre secondo quanto contestato dagli inquirenti, avrebbe fatto passare sotto forma di sovvenzioni ad eventi, sempre attraverso l’ente provinciale, o finanziamenti a campagne di promozione turistica. Della Chiesa per contro ha sempre negato ogni addebito sottolineando come ogni sua spesa fosse stata avallata dai due presidenti che si sono succeduti alla guida dell’ente mentre lei era in carica ovvero Bruno Amoroso, per i primi due anni, e Dario Galli per i successivi tre. Della Chiesa, è bene precisarlo, per ora sarebbe la sola indagata. La donna rigetta ovviamente tutte le accuse. Cecconi ha precisato che «quando ci sarà notificata la richiesta di rinvio a giudizio saremo in grado di depositare una esaustiva documentazione difensiva. Non un euro è stato speso in modo illecito dalla mia assistita. Abbiamo così dette pezze giustificative per ogni euro». Secondo indiscrezioni Della Chiesa e il suo legale sarebbero inoltre pronti a controquerelare chi ha messo la funzionaria in questa posizione. Se la documentazione prodotta dalla difesa scagionerà in toto l’ex funzionaria, qualcuno potrebbe essere chiamato a rispondere del reato di calunnia nei suoi confronti. Si attende a questo punto la notifica della richiesta di rinvio a giudizio. La vicenda è estremamente intricata. Della Chiesa ha precisato che aveva un limite di spesa e che ogni sua uscita doveva essere validata da organi di controllo che erano il consiglio di amministrazione e il collegio dei revisori.
IN TRIBUNALE Vincenzi ha depositato l’istanza di fallimento
Debiti impossibili da fronteggiare, come si dice in questi casi: meglio portare i libri in tribunale. E così ha fatto il 3 marzo il presidente provinciale Gunnar Vincenzi, presente al momento del deposito dell’istanza alla sezione fallimentare del Tribunale varesino. Ed è lo stesso Vincenzi, con una nota, a spiegare l’accaduto. «Nel corso dell’ultima assemblea dei soci, l’amministrazione provinciale ha comunicato l’impossibilità di far fronte ai debiti dell’Agenzia che ammontano a 128mila euro». Di qui la decisione di depositare ieri l’istanza di fallimento. «Dopo il disavanzo di 54 milioni di euro nel bilancio della Provincia – dice Vincenzi – ecco un secondo pesante “regalo” lasciatoci dall’amministrazione leghista. Ieri abbiamo approvato l’ultimo bilancio dell’Agenzia del turismo, che evidenzia un passivo di 128mila euro». «Davanti a questi numeri si è rivelata saggia la decisione di nominare un liquidatore per limitare i danni. In questo anno il liquidatore, col settore Turismo, ha ricostruito voci di spesa e passività dell’Agenzia». Da qui ha preso le mosse l’inchiesta che ha portato all’iscrizione nel registro degli indagati di Paola Della Chiesa.
«Conti già verificati: tutto in ordine E i controlli non sono mai mancati»
«Spese irregolari? Quando c’ero io non ne ho mai viste. E i conti erano tutti verificati da più soggetti». Per l’ex presidente della Provincia di Varese Dario Galli le notizie sulla richiesta di rinvio a giudizio per truffa e peculato ai danni di Paola Della Chiesa, ex direttore dell’Agenzia del Turismo, azienda strumentale di Villa Recalcati, paiono «molto strane». Oltretutto si parla di spese già messe sotto la lente di ingrandimento, su richiesta dello stesso Galli, quando anni fa alcune inchieste giornalistiche sollevarono dubbi sull’attività dell’Agenzia. «Io mi ricordo bene che, quando era uscito qualcosa sui giornali, avevo chiesto una verifica puntuale delle spese – racconta Galli – Il dottor Reggiori aveva fatto un lavoro accurato, verificando che tutte le spese fossero in ordine. Che torni fuori tutto questo un anno e mezzo dopo, pur non entrando nel merito di chi deve fare il proprio lavoro, mi sembra un po’ strano». Anche perché, sintetizza Galli, «cose fuori dal seminato, finché ci sono stato io, non ne ho mai viste. Inoltre, tutte le spese sono sempre state controllate da almeno trequattro soggetti diversi». L’ex inquilino di villa Recalcati parla senza entrare nel merito dell’indagine. «Io posso parlare di cose che conosco e posso dire come funzionavano le cose nei due anni e mezzo in cui sono stato presidente dell’Agenzia del Turismo (su cinque, nel primo periodo il presidente era stato Bruno Amoroso, allora numero uno della Camera di Commercio di Varese, ndr) – spiega – Non so a quali spese si faccia riferimento di preciso, ma il direttore dell’Agenzia nel suo contratto aveva una serie di regole da rispettare per eseguire la propria attività, dai rimborsi chilometrici per l’utilizzo del proprio mezzo alle normali spese di vitto e alloggio in caso di attività fuori sede». «Tanto per inquadrare la cosa come ordine di grandezza di spese di funzionamento, se la cifra si aggira sui 35-40mila euro in cinque anni, parliamo di circa settemila euro all’anno, 600 euro al mese, 15 euro al giorno, che poi è quanto spende un fattorino che è in giro per lavoro e si ferma a mangiare all’Autogrill. Fossero state cifre diverse, forse noi amministratori ci saremmo anche accorti. Ma le cifre sono sempre state all’interno della normalità operativa». Galli pone l’accento anche sui controlli, che non sarebbero mai venuti meno: «Pur non entrando nel merito e nelle competenze di chi di dovere, posso ricordare che le spese dell’attività del direttore e degli altri dipendenti della Provincia erano riassunte mensilmente in una tabella, con i chilometri percorsi e le spese sostenute. La tabella veniva verificata dalla presidenza, controllata dal commercialista esterno, ed infine verificata dal revisore dell’Agenzia, sia sulla congruenza delle spese con i rispettivi giustificativi di spesa che sulla logica delle spese effettuate». Ovvio che questa vicenda, a Galli, richiama quella dell’«autofallimento» dell’Agenzia, scelta del suo successore considerata quantomeno avventata. «I conti che ho in mano io lo provano. Mostrino i loro».