In città 5mila senegalesi per la notte di preghiera

La Prealpina - 21/11/2016

Cinquemila senegalesi radunati a Busto per tutto il sabato, e fino alle 5 del mattino di domenica, nella loro festa più importante. E il fatto che MalpensaFiere abbia ospitato la più grande celebrazione lombarda della ricorrenza del Magal Touba – dal nome della città in cui è seppellito lo sceicco Amadou Bamba, padre spirituale che fu il simbolo della resistenza alla conversione al cristianesimo imposta dai coloni francesi, anche a costo di farsi deportare in Gabon (quella di sabato era la data esatta dell’esilio del 1895) – ha avuto un significato in più: a dare supporto all’organizzazione dell’evento, sono stati infatti soprattutto i ragazzi di Busto Grande, quagli stessi che in larga parte hanno dato vita di recente al Comitato Basta Profughi. «Ma non è un controsenso, proprio perché la denuncia contro il sistema rifugiati è cosa diversa dalla voglia di integrarsi con gli stranieri regolari», spiega Matteo Tosi, appunto consigliere comunale di Busto Grande, che ha fatto gli onori di casa e indossato la fascia tricolore.

«Visto che ci avevano chiesto un aiuto, abbiamo trovato loro un posto a Cassano Magnago in cui cucinare il cibo venerdì e poi abbiamo voluto partecipare alla loro cerimonia, con rispetto, anzi con gioia». Non solo: «L’associazione di senegalesi esistente a Busto, presto inizierà a tenere le proprie riunioni proprio a Comunità Giovanile, in virtù di un forte rapporto di amicizia instaurato». Anzi Tosi, dal palco del polo fieristico, accanto al console e al vice-console del Senegal a Milano («che sono due donne, la qual cosa dimostra che si tratta di musulmani moderati, che solo nel momento della preghiera hanno diviso gli uomini dalle donne»), ha chiesto agli africani di rendere sempre più aperta la loro festa novembrina: «Mia figlia è in classe con un ragazzino originario di quella nazione – spiega – ed è importante che in futuro i bustocchi possano sfruttare questa occasione per conoscere la comunità straniera, vedere le persone con i vestiti tradizionali, muoversi fra gli stand che esponevano i loro prodotti artigianali. Io l’ho fatto con la mia famiglia, eravamo fra i pochissimi italiani, e devo dire che ho trovato un universo interessantissimo da scoprire e apprezzare, anche per questa loro religiosità orientata alla pace. Certo poi nel momento della preghiera è giusto che l’intensità del gesto resti cosa propria dei fedeli, quindi che sia gestita con riservatezza, ma l’integrazione può essere realizzata».

E i senegalesi, anche alla presenza di alcuni discendenti del leader spirituale, hanno pregato, letto versi dello stesso Adou Bamba e consumato cibo. «Erano migliaia, rispettosissimi, contenti che qualcuno anche non musulmano fosse lì a condividere la celebrazione. Tant’è che la mia proposta di rendere questa festa più aperta anche al territorio ha trovato gradimento nei loro responsabili. Ho apprezzato quando il loro leader ha ricordato a tutti che sono venuti in Italia a cercare una vita migliore e che quindi devono rispettare le nostre usanze. Per questo, al di là dei pregiudizi con cui qualcuno bolla ciclicamente la realtà politica di cui faccio parte, sono orgoglioso di aver rappresentato Busto nel segno della fratellanza».