Imprese, Varese cresce

Prealpina.it - 07/02/2017

 

Più servizi, meno manifatture. Si sintetizza così l’analisi sulla natalità e mortalità delle imprese varesine. Un’analisi che fotografa la dinamica crescente – seppure ancora in termini minimi (+ 0,2%) – dell’attività imprenditoriale e che se da un lato conferma il ricorso alle società di capitali a discapito di quelle personali (in calo netto: oltre il 2%) per operare in tempi di crisi, dall’altro fa aprire ragionamenti anche sui singoli comparti. Come nel caso dell’edilizia, laddove si registra un lieve incremento delle attività artigianali ma anche l’apparente contraddizione del calo delle agenzie immobiliari.

Il numero delle aziende varesine si sta comunque stabilizzando: sulla base dei dati del Registro Imprese, l’analisi dell’Ufficio Studi e Statistiche della Camera di Commercio indica che nel 2016 sono aumentate dello 0,2%. Si è passati infatti dalle 61.909 imprese attive a fine 2015 alle 62.036 con riferimento al 31 dicembre dello scorso anno.

La risalita resta lenta e negli ultimi dodici mesi, a fronte di 4.173 nuove realtà imprenditoriali, sono state 3.800 le cessazioni. Un saldo positivo di 373 imprese (+0,53%) che colloca Varese nella prima metà della classifica nazionale del tasso di crescita del sistema produttivo e al terzo posto in Lombardia, preceduta solo da Milano (+1,5%) e Monza Brianza (+1,15%).

Nell’analisi sulla natimortalità imprenditoriale varesina con le cifre disponibili sul portale statistico OsserVa occorre, però, tener conto che al dato delle imprese cessate vanno aggiunte quelle trasferite e quelle in attesa di completare procedure amministrative (le cosiddette “sospese”) per arrivare a quello stock di fine anno già indicato in 62.036 unità.

Entrando nel dettaglio, si registra ancora una contrazione del tessuto imprenditoriale nell’area manifatturiera (-1,44%) mentre i servizi sono cresciuti (+0,92%) così come il commercio (+0,81%) e la stessa agricoltura (+0,17%), pur su un numero di imprese limitato, pari a 1.740. Sempre in difficoltà, ma sensibilmente meno rispetto agli anni precedenti, sono i settori delle costruzioni (-0,78%) e dell’artigianato (-0,77%). Quest’ultimo registra ora 21.740 imprese.

All’interno dei macro aggregati, si svelano alcune particolarità: nel manifatturiere resiste la metallurgia, che passa da 110 a 114 imprese, seguita dalla fabbricazione di autoveicoli e rimorchi, da 65 a 67, e dal comparto della riparazione e manutenzione, in salita da 500 a 512.

Quanto al terziario, quasi tutti i comparti evidenziano un segno positivo, tranne le attività immobiliari e il trasporto e magazzinaggio. In particolare, bene tutti i servizi alla persona (istruzione, sanità, intrattenimento e sport) e quelli alle imprese.

Quanto infine alla forma giuridica, a fronte di un aumento dello stock delle società di capitale (+1,83%) e delle ditte individuali (+0,31%), c’è una diminuzione di quelle di persone (-2,17%).

Soffrono insomma di più le aziende di piccole dimensioni mentre quelle più strutturate appiano maggiormente in grado di affrontare il mercato