Il Ticino vuole congelare una parte dei ristorni «Prima le grandi opere»

La Prealpina - 10/05/2018

Potrebbe arrivare presto il congelamento di 25 milioni di franchi che fanno parte dei ristorni dei frontalieri che la Svizzera versa in estate all’Italia. Entro il 30 giugno, infatti, il Consiglio di Stato sarà chiamato a decidere sul versamento della tassa dei lavoratori italiani. Negli scorsi giorni – come ha riportato il Corriere del Ticino ieri – il presidente del Governo Claudio Zali ha infatti inviato a tutti i colleghi, ministri di Governo, una missiva in attesa del vertice che li vedrà riuniti su questo dossier entro la fine del mese. Secondo il quotidiano ticinese, «la nota a protocollo elaborata dal consigliere di Stato leghista prevede che il versamento di parte delle decine di milioni per l’imposta alla fonte dei frontalieri venga vincolato alla realizzazione di determinate opere di interesse transfrontaliero. Congelati su un conto, questi soldi destinati alle autorità italiane verrebbero quindi sbloccati solamente a consuntivo e cioè a lavori terminati». La notizia sembra di natura puramente tecnica, invece rischia di essere un vero e proprio tsunami per i Comuni di frontiera interessati perché ci sono amministrazioni, non è un segreto, che con i ristorni dei frontalieri ci chiudono anche i magri bilanci italiani.

Sono tanti e subito, a differenza di quelli che arrivano da Roma, spesso con tempi biblici. Sia chiaro, nelle relazioni e riunione che le delegazioni italiane e svizzere hanno una volta l’anno – l’ultima si è svolta a Luino – la parte italiana illustra agli svizzeri come vengono impiegati quei soldi e nell’elenco non mancano opere di “pubblica” utilità transfrontaliera. Quelle che chiede Zali spaziano dall’ambiente alla viabilità, competenze del ministro del Territorio ticinese. Il risanamento delle acque di Porto Ceresio ma anche i lavori di ripristino della Statale 34 del Lago Maggiore dove lo scorso anno morì un motociclista ticinese, per non parlare della SS 337 sempre nella provincia del Vco dove ad inizio aprile un’altra frana è costata la vita ad una coppia di coniugi del Locarnese.

La lettera di Zali elenca problemi e valutazione su possibili costi, forse non tenendo conto però che anche solo in materia di appalti, da una parte all’altra del confine, ci sono “due mondi separati alla nascita”.

Chiaro, in Ticino non è un segreto che alcune volte parte dei soldi dei frontalieri sono stati utilizzati dai Comuni italiani anche per ristrutturazioni di scuole, asili, palestre, la riparazione di strade, opere insomma che attengono alla pubblica utilità del territorio amministrato dai Comuni.

Se la proposta di Claudio Zali dovesse passare in Governo, bisogna vedere cosa decideranno gli altri ministri ticinesi, è facile immaginare un’altra piccola crisi istituzionale nella regione di frontiera anche se in questa occasione a presiedere la Regione non c’è più Roberto Formigoni, come in occasione del blocco dei fondi effettuato dal Ticino nel 2011, ma Attilio Fontana, ex borgomastro di Varese che ben conosce l’utilità e le modalità di spesa dei ristorni.