Gli imprenditori varesini raramente si lasciano andare a un facile ottimismo. Ma forse ora per l’industria tessile della provincia di Varese è davvero iniziata una fase nuova. I cinesi con le loro produzioni fanno un po’ meno paura, la crisi sembra arginata ed ora sono le aziende varesine a dettare legge sui mercati nel mondo.
«Per quanto riguarda le imprese della nostra provincia, l’export nel 2017 è cresciuto del 4,2%, raggiungendo un valore di 946 milioni di euro (contro i 907 milioni del 2016). Si tratta del dato migliore, in termini assoluti, dall’anno 2008». Lo ha confermato, Piero Sandroni, rieletto nella giornata di ieri alla presidenza del gruppo merceologico “Tessile e Abbigliamento” dell’Unione Industriali della provincia di Varese. Un comparto che ancora oggi rappresenta unan delle realtà più importanti della provincia, con 203 imprese per oltre 6300 lavoratori. Uno spaccato manifatturiero importante non solo per il territorio ma per tutta l’industria nazionale: è ottavo in Italia per numero di addetti e quarto se si considera il solo comparto tessile.
I numeri dello scorso anno sono decisamente positivi. Bene anche i livelli produttivi. Il 2017 si è chiuso, secondo la rilevazione dell’Ufficio studi Univa, con il 55,8% delle imprese del Varesotto del settore che ha dichiarato una produzione in aumento rispetto al terzo trimestre del 2017, contro un 23,5% del campione che ha invece indicato livelli produttivi stabili.
In miglioramento anche il ricorso agli ammortizzatori sociali con le ore autorizzate di cassa integrazione ordinaria calate nel 2017 del 10,69% rispetto al 2016 e del 70,8% rispetto al 2015.
Ma, al di là dei bilanci e dello stato di salute del settore, l’assemblea degli imprenditori è stata anche l’occasione per affrontare il tema dei materiali circolari, ovvero rinnovati e rinnovabili, completamente biologici oppure riciclati e riciclabili. Si tratta della materia di studio del Progetto Enter – Expert Network on Textile Recycling, che vede il Centro Tessile Cotoniero e Abbigliamento (CentroCot) di Busto Arsizio capofila di un partenariato composto da centri di ricerca e associazioni di imprese/cluster del settore tessile, appartenenti a cinque Paesi europei: Italia (Lombardia), Germania (Sassonia), Repubblica Ceca, Ungheria e Polonia. Unico partner italiano del Progetto è l’Unione degli Industriali della Provincia di Varese.
Lo scopo di questo progetto è «sviluppare servizi innovativi per le aziende tessili, conoscendone necessità e bisogni per favorirne l’approccio all’economia circolare. Sostenendo e facilitando, nello specifico, il riciclo e il riutilizzo degli scarti tessili, con l’obiettivo di salvaguardare le materie prime e prevenire il consumo di risorse non rinnovabili», ha spiegato alla platea Luisa Minoli, Responsabile Area Ricerca, Innovazione e Qualità dell’Unione Industriali. Il tutto attraverso la creazione di un’agenda strategica (strumento di orientamento delle policy per il territorio), un training formativo per le imprese, lo sviluppo di una piattaforma online per agevolare lo scambio di materiali tra realtà diverse e la creazione di un centro tessile virtuale, in grado di mettere a fattor comune le competenze dei centri tecnologi dell’Europa Centrale in tema di gestione degli scarti tessili.