In occasione del Workshop The European House-Ambrosetti dello scorso anno sui mercati finanziari, avevamo iniziato a mettere in evidenza una accelerazione dei segnali di incertezza, sia sul piano geopolitico sia su quello economico, che avrebbero potuto cambiare gli scenari futuri. Nel corso di quest’ultimo anno, il “pendolo della storia” si è mosso diverse volte e gli eventi susseguitisi negli ultimi dodici mesi sono stati molteplici e di grande rilevanza. La vittoria del fronte del “leave” al referendum tenutosi nel Regno Unito il 23 giugno scorso minaccia la coesione politica e sociale dell’Unione europea. Il 29 marzo Theresa May si è appellata all’articolo 50, dando il via ufficiale all’iter per l’uscita dall’unione europea. Mark Carney, governatore della bank of England, aveva espresso il timore di una “technical recession” dopo il voto, con la riduzione dei consumi e la stagnazione dell’economia. L’acutizzarsi dei flussi migratori in Europa sta polarizzando il dibattito politico, dividendo l’unione europea sui suoi valori fondanti. Secondo i dati dell’alto commissariato delle nazioni unite per i rifugiati, nel 1° trimestre 2017 sono sbarcate solo in Italia 24.500 persone, +29% sullo stesso periodo del 2016.
Il 2016 è stato anche un anno tristemente segnato dal terrorismo, che ha sconvolto il mondo e provocato migliaia di morti innocenti. Sul versante politico, la vittoria di Trump alle elezioni americane dell’8 novembre scorso ha sollevato nuovi quesiti sul futuro degli assetti internazionali. Ciononostante, in uno scenario globale, europeo e nazionale sotto pressione, si possono intravedere segnali di ottimismo. Secondo il fondo monetario internazionale, il Pil globale crescerà quest’anno del 3,4%, per accelerare nel 2018 a +3,6%. In un contesto in cui le istituzioni europee vengono viste fragili e non incisive, il voto in olanda del 16 marzo è stato vissuto come un primo test per le elezioni in arrivo in Francia, Germania e Italia. La posta in gioco non è mai stata così alta e la forte affluenza al voto dell’82% degli elettori olandesi ne è la prova. Il caso olandese mostra che l’onda populista, almeno per ora, è stata arginata. Anche i temuti effetti negativi della Brexit sull’economia britannica per ora non si sono manifestati. Secondo le stime del fondo monetario internazionale, il Pil del regno unito è cresciuto del 2% nel 2016, la maggiore crescita annua tra tutti i paesi del G7. Anche i dati sulla disoccupazione inglese per ora sono incoraggianti, con un tasso inferiore al 4,8%, il dato più basso dal 1976, così come sta succedendo negli stati uniti dove la disoccupazione è al minimo degli ultimi nove anni (4,7%). L’outlook globale sembra essere migliorato anche secondo gli imprenditori italiani. L’indicatore di sentiment che emerge dalla survey somministrata alla business community di Ambrosetti Club, composta da oltre 350 imprenditori e amministratori delegati delle più importanti società italiane e multinazionali che operano in italia, si attesta a +30,9 punti (su una scala da -100 a +100), sui livelli massimi dall’inizio delle rilevazioni e in crescita rispetto ai 12,2 punti di settembre. Anche sul fronte dell’occupazione il sentiment risulta positivo, sempre sui livelli massimi a 9 punti, 3 volte superiore rispetto a settembre, come per la propensione agli investimenti. Nonostante i tanti fattori di grande incertezza, i business leader mantengono quindi un atteggiamento di moderato ottimismo. A Milano si respira un clima di grande effervescenza e la città, dove si produce più del 10% del pil nazionale e dove hanno sede 3.000 multinazionali (il 34% di quelle presenti in Italia), può beneficiare di alcune opportunità post Brexit, quali la ricollocazione della European Medicines Agency e della European Banking Authority. In un lavoro realizzato per Arexpo, che sarà presentato domani, The European House – Ambrosetti ha stimato l’impatto socio-economico dell’insediamento dello Human Technopole, dell’Università statale di Milano e di una struttura ospedaliera di rango irccs nell’area che ha ospitato l’esposizione universale – expo 2015. Dall’analisi delle matrici di interdipendenze settoriali, emerge come per ogni 100 euro di investimento nel settore della ricerca scientifica si generano 284 euro di spesa nel sistema economico, con impatti rilevanti soprattutto nel settore manifatturiero, che rappresenta il 39% dell’impatto indiretto e indotto. L’aumento dell’attività economica indotta dagli investimenti genererebbe per le casse dello stato oltre un miliardo di euro, un valore comparabile al finanziamento del governo per il progetto Human Technopole. I tempi che viviamo sono incerti, ma credo che proprio per questo dobbiamo non farci sopraffare dalle tragedie e cattive notizie ma farci guidare con rinnovata convinzione e determinazione dalla nostra visione e affrontare il futuro con entusiasmo. n