«Excuse me, where could I find a gym?». Gli occhi della signora spagnola (in forma a dire il vero) roteano in attesa di un cenno di vita dell’interlocutore. L’inventario mentale del non addetto ai lavori cerca allora di essere rapido, pur palesandosi griffato da un certo affanno, fino a produrre la risposta forse più sensata nonostante le buone intenzioni: «Gentile signora – spiccica un inglese tremolante che si appoggia a un ridondante gesticolio – Lo Iat si è trasferito dall’altra parte della strada». Sono turisti, sono stranieri, sono affamati di informazioni, sono tra noi. E, soprattutto, sono tanti. Contati almeno in una ventina nell’arco di due ore di permanenza nella casupola di piazza Monte Grappa, fu Ufficio di Informazione e Accoglienza Turistica del Comune di Varese. Un giornalista e un’organizzatrice di eventi – sul posto per condurre il nostro appuntamento mensile di ascolto dei lettori con l’iniziativa “Un giornalista in piazza” – si sono trovati involontari gestori di un inaspettato afflusso di visitatori in un normale sabato mattina bosino, complice uno spostamento non ancora metabolizzato e una porta rimasta aperta. Della serie: lo Iat – ora incardinato nei locali della Camera di Commercio – siamo noi. Anzi, meglio: lo Iat era lei, intesa come casupola di piazza Monte Grappa, e lei doveva forse restare, magari migliorata per essere un poco più confortevole. Centrale, simbolica, visibile, raggiungibile, affezionata, approdo naturale: troppo intelligente per essere vera. Chi ancora dubita della dimensione turistica del nostro territorio – e guarda con occhio trasudante perplessità gli articoli di giornale che snocciolano i dati delle presenze, preferendo polemiche in stile “ma chi vuoi che venga a Varese?” – ci presti fede: la mattinata da ciceroni per caso è stata senza tregua. Giovani e anziani. Donne sole, uomini con figli, famiglie intere. Sudditi di sua maestà, olandesi, tedeschi. Il mondo visto da un prefabbricato. Le richieste di mappe non si sono contate, così come quelle di banali indicazioni. L’esordio poco dopo le 10, con una coppia di ragazze “orange” che non si schioda nemmeno quando la informiamo – piuttosto prontamente – che l’ufficio turistico è stato trasferito: «Cerco un supermercato che venda i famosi “Cantuccini”». La nostra Lara, paziente, dà una mano. C’è chi semplicemente vorrebbe un mercato, di quelli che effettivamente si dovrebbero trovare in ogni città che si rispetti. E chi, dal canto suo, si sta ingegnando a capire come funzioni il servizio di noleggio biciclette. Sul podio finisce un signore inglese: «Dove posso comprare le sigarette?». Glielo indichiamo, rivelandogli – però – che siamo dei semplici cronisti: «Ah e allora ditemi un po’: cosa ne pensano i varesini del Brexit?».