Ecco il primo vero dibattito tra i candidati sindaci: grazie agli spunti dei nostri lettori, li abbiamo fatti discutere di cose concrete. Prevale il fair play, con qualche frecciatina. Santuccio affollato per il dibattito organizzato da “La Provincia di Varese”. L’applausometro iniziale segna equilibrio tra i tre principali competitor, Paolo Orrigoni (centrodestra), Davide Galimberti (centrosinistra) e Stefano Malerba (Lega Civica), ma gli outsider Flavio Pandolfo (Varese Futura) e Francesco Marcello (Fni-Riva Destra) si fanno valere. «Facciamo una cosa per la gente» l’affermazione-appello del nostro Francesco Caielli prima di iniziare a fare le domande, sui temi più sentiti dalla gente (sicurezza, famiglia e urbanistica) e da noi (disabili). Sicurezza, famiglia e disabilità Prevale il fair play e la voglia di seguire il filo conduttore del dibattito: concretezza e contenuti. Con qualche frecciatina. Soprattutto nei confronti dell’amministrazione uscente. Sull’urbanistica, Galimberti attacca sulla riqualificazione, «principio da praticare, ma non affermato da troppo tempo, se in 23 anni non ne ho ancora vista una, di area riqualificata». Malerba chiede di «smetterla con interventi spot che drenano risorse senza sapere a cosa sono destinati, vedi teatro e caserma». Pandolfo mette nel mirino «un piano delle opere pubbliche irrealizzabile, 150 milioni in tre anni». Sul progetto del nuovo stadio, Orrigoni chiede che non ci si riferisca ad una «realtà immaginaria usata strumentalmente in campagna elettorale». Quando arriva il “due di picche”, la domanda ad uno degli avversari, Marcello rinuncia e Orrigoni gioca il “jolly”, rivolgendo la domanda al nostro “Caio”. Ovviamente sullo sport. Già candidato sindaco in un editoriale, il buon Caielli entra nella parte: «Non sminuiamo lo sport. Pensiamo a cosa è stata la festa della promozione del Varese in serie D, in uno stadio pieno di bambini, famiglie, bellezza». E se Pandolfo tira la “peppa tencia” a tutti i suoi rivali sul tema dell’integrazione, prendendo spunto dal team multietnico della “grande Ignis”, Galimberti e Malerba puntano al bersaglio grosso, “Mr. Tigros”. «Ti poni come figura di continuità rispetto a questa amministrazione – la domanda del candidato del centrosinistra a Orrigoni – Non ti imbarazza che ad un mese e mezzo non abbia ancora presentato il bilancio di fine mandato?». Il candidato del centrodestra rintuzza e incassa l’applauso più sonoro della serata: «L’ho visto, ed è un buon bilancio. Sono orgoglioso di essere in continuità con i valori del centrodestra, ma so anche di essere la figura che ha destato più sorpresa, e qualche elemento di novità lo sto portando. L’imbarazzo non porta niente a nessuno, come le critiche fini a se stesse». «Grazie per l’attenzione…» Malerba stuzzica Orrigoni (il quale sorride, pensando all’abbuffata di vignette: «Ti ringrazio per le attenzioni che mi riservi sempre…») sull’«immobilismo» del Pgt, e quest’ultimo ammette: «Condivido i principi del Pgt, ma una discontinuità è sempre necessaria, dobbiamo interloquire con la città per capire come le norme devono essere adeguate al mercato e alle esigenze». Sono già quasi le otto, e mentre Alberto Lavit dalla platea sbotta per quello di cui non si è parlato («e la cultura? Sempre cenerentola…»), ai candidati un “piccolo spazio pubblicità” di appello agli elettori. «Sono e non ho cambiali in bianco da firmare con nessuno» sentenzia Marcello. «Scegliete la persona più affidabile preparata e che meglio ha dimostrato di saper creare opportunità di lavoro e innovazione» si sponsorizza Orrigoni. «Una città così bella, ha bisogno di discontinuità dopo 23 anni» ricorda Galimberti. «Discontinuità» che chiede anche Pandolfo: «Varese 30 anni fa era una città da sogno, ora è ancora ricca ma sul viale del tramonto, involuta». Chiude Malerba: «Votatemi perché qualcosa del rugby mi è rimasto attaccato: lealtà, correttezza, lottare fino all’ultimo»