La gravissima crisi turca, culminata nel tentativo (abortito) di golpe che ha cercato di estromettere Recep Tayyip Erdogğan, presidente e uomo più potente della Turchia, mette seriamente a rischio i rapporti con un partner commerciale che negli ultimi anni stava fornendo buone soddisfazioni all’Italia e, in particolare, anche alla Lombardia. La più recente elaborazione statistica (su dati Istat) messa a punto dall’ufficio studi della Camera di Commercio di Milano ha infatti certificato che l’interscambio commerciale sull’asse Lombardia-Turchia ha superato i 4 miliardi nel 2015, +4% rispetto all’anno precedente. Un business di tutto rispetto a livello nazionale, considerato che rappresenta oltre un quarto del totale italiano. A confermare la tendenza positiva, ecco i dati raccolti nei primi tre mesi del 2016: a fine marzo 2016, infatti, la bilancia commerciale aveva già superato quota un miliardo di euro, +3% (in altre parole, il 27,3% del totale nazionale). Per la cronaca, quasi la metà del business lombardo con la Turchia si concentra tra Milano e la sua città metropolitana (2 miliardi di euro nel 2015). Seguono Brescia e Bergamo con quasi mezzo miliardo di euro a testa; e Varese e Mantova con 300 milioni di euro. I prodotti lombardi più richiesti sul mercato turco sono i macchinari (25% dell’export totale), le sostanze chimiche (18,7%) e i metalli (13,5%) mentre i più importati sono i prodotti tessili (22,2%) e i mezzi di trasporto (19,4%). Le specializzazioni per provincia? Nell’export in Turchia, i macchinari vengono da Varese, Sondrio, Bergamo, Brescia, Pavia; le sostanze chimiche da Milano, Lodi e Monza e Brianza; quelle tessili da Como; gli articoli in gomma e plastica da Cremona; i mezzi di trasporto da Mantova; e i metalli da Lecco. Per quel che riguarda le importazioni, a Varese, Como, Bergamo, Pavia, Cremona e Lodi piacciono i prodotti tessili turchi; a Sondrio quelli chimici; a Milano i mezzi di trasporto; a Brescia, Mantova e Lecco i metalli; e a Monza e Brianza gli apparecchi elettrici.