Grandi marchi di moda, ma soprattutto una raffica di piccole e medie imprese che con i loro prodotti contribuiscono a rendere unici proprio i brand più famosi E’ il quadro del tessile in provincia di Varese che oggi, dopo anni difficili, finalmente sembra aver ritrovato una certa stabilità.
«C’è un buon clima – conferma Lorena Panzeri, segretario provinciale Filctem Cgil – che ci fa essere cautamente ottimisti. Un dato significativo è quello dell’uso degli ammortizzatori sociali, che sono tornati a livelli, per così dire, normali. Al momento abbiamo verificato che siamo di fronte a una situazione di sostanziale stabilità». Raggiungere questo risultato, in ogni caso, non è stato semplice. Al contrario, gli ultimi anni sono stati particolarmente in salita per un settore che, tra l’altro, si è trovato ad affrontare diverse fasi complicate. Senza andare troppo indietro nel tempo con l’avvento dei cinesi, basta ricordare i mesi di crisi attraversati dopo l’attacco alle Torri Gemelle nel 2001. «Già in quell’occasione – ricorda Panzeri – le aziende che hanno capito la necessità di innovare, offrire qualità e servizi sono riuscite a cavarsela. Molte altre, invece, non ce l’hanno fatta». Più o meno la stessa cosa è accaduta in questi ultimi otto anni, con la grande crisi del manifatturiero del 2008.
La scure si è abbattuta soprattutto su chi è rimasto fermo. E ad andarci di mezzo sono stati i dipendenti. Dieci anni fa i dipendenti in provincia erano circa ventimila, oggi invece il numero si è ridotto alla metà. Come dire, il mercato ha fatto la sua selezione.
«E’ una immagine molto dura – commenta Panzeri – perchè dentro i capannoni delle aziende ci sono persone che di fronte a una chiusura vivono un dramma importante. E’ vero però che oggi chi ha capito come affrontare la crisi a muso duro è riuscita a rimanere sul mercato». Ora la grande sfida è quella di non rimanere mai fermi. «Le aziende sono chiamate a continuare ad evolvesi – conclude la segretaria provinciale – devono riuscire ad introdurre sempre elementi nuovi nei loro prodotti, guardando ai cambiamenti del mercato. Noi non possiamo competere sulla quantità, la nostra carta vincente deve essere la qualità».