Le magliette rosse hanno sostato per mesi sotto le finestre del ministero per lo Sviluppo economico.
Il 22 ottobre del 2014 invasero addirittura piazza San Pietro per quello storico abbraccio di Papa Francesco che, durante l’udienza generale, si rivolse pubblicamente ai vertici della compagnia aerea e al governo («Per favore, faccio un appello a tutti i responsabili, nessuna famiglia senza lavoro») auspicando che «si possa trovare un’equa soluzione che tenga conto anzitutto della dignità della persona umana e delle imprescindibili necessità di tante famiglie».
Ora gli esuberi Meridiana – 955 tra piloti, assistenti di volo e personale di terra (di cui oltre 400 basati a Malpensa) per i quali lo scorso marzo è stata avviata la procedura di messa in mobilità – tornano in piazza per far sentire la loro voce a poche settimane dalla scadenza del quinto e ultimo anno di cassa integrazione. L’appuntamento con il “Meridiana pride”, questo il titolo dell’iniziativa, è per giovedì alle 15 in piazza Montecitorio, davanti alle porte d’ingresso della Camera dei deputati.
«Manifesteranno per reclamare con orgoglio il nostro posto di lavoro poiché non abbiamo la minima intenzione di farci licenziare in silenzio», dicono in una nota diramata da Usb, spiegando i motivi della protesta. «Sino a oggi le trattative con l’azienda sono state inutili e la dirigenza persegue un piano di licenziamenti discriminatori di massa».
Da mesi il governo sta tentando una mediazione tra le parti per favorire l’ingresso nel Gruppo Meridiana di Qatar Airways, il colosso arabo di Doha pronto a rilevare il 49 per cento delle quote azionarie e rilanciare il vettore a fronte però di un sacrificio occupazionale quantificato in circa 500 esuberi. Ma l’accordo ancora non è arrivato.
«Chiediamo noi un colloquio diretto con Qatar, senza la mediazione di quei dirigenti che a oggi hanno fallito», spiega il sindacato di base, protagonista un mese fa a Malpensa dell’occupazione pacifica della palazzina di Air Italy (la seconda compagnia del Gruppo Meridiana).
«Il governo e le forze politiche devono assumersi le loro responsabilità verso le 900 persone coinvolte. Le alternative, gli strumenti per uscire da questa ennesima mattanza ci sono: bastano idee e coraggio. La piazza sarà aperta a tutti quei lavoratori che in questo settore, strategico e in continua crescita, subiscono gli effetti dei disastri industriali causati della malagestione manageriale e dall’assenza di una politica industriale dei trasporti».
Nel frattempo, almeno nel settore tecnico della compagnia, sembra essere tornato uno spiraglio di sereno. Dopo venti giorni di protesta ieri alle 6.30 i lavoratori di Meridiana Maintenance sono rientrati negli hangar di Olbia e hanno ripreso il regolare lavoro di manutenzione dei velivoli.
La fine dello stato di agitazione coincide con la ripresa del tavolo delle trattative per la vertenza che interessa 75 esuberi su un totale di 291 tecnici.