Un click a fine maggio e uno a fine ottobre. Chi sceglie la comodità paga di meno, chi fa il furbo no. No, non è un invito al disimpegno e dietro non c’è nemmeno la fregatura: si tratta di prelievo tributario, per la precisione della Tassa rifiuti, e l’offerta arriva dal Comune. Quindi, per i gallaratesi che vorranno, è un’opportunità da cogliere anche quest’anno come lo scorso per saldare la Tari 2018 senza code agli sportelli, carta in mano e timori di essere in ritardo. È sufficiente mettersi al computer di casa, inserire la password o iscriversi all’apposito sistema se non si è ancora provveduto in tal senso e procedere al versamento. Cinque minuti che valgono uno sconto fino a 10 euro a rata. «È un metodo al quale teniamo molto, anche perché Gallarate sul versante dei pagamenti fiscali online è all’avanguardia», ricorda l’assessore Moreno Carù (Bilancio). «In tal modo si favoriscono sia il cittadino sia gli uffici municipali». Facile ed efficace. Al punto da pensare che per questa entrata magari l’evasione sia un problema risolto. O no? «No», corregge subito il vicesindaco che proprio sul fronte del recupero combatte sin dall’insediamento della giunta Cassani. «Sì che c’è chi non paga pure questo tributo. Gli arretrati accertati l’anno scorso ammontavano a due milioni 900mila euro: ne abbiamo recuperato uno». Ecco l’altro tema del giorno: i 13 milioni e rotti di evaso da riprendersi.
Evitare sovraccarichi
Ma procediamo con ordine. Le date scelte dall’amministrazione comunale come scadenze per la Tari 2018 sono il 31 maggio e il 31 ottobre nel caso si opti per due rata, la prima se si paga l’intero importo in una sola soluzione. «Noi, come anche altri, teniamo distinti i termini di questa tassa da quelli di Imu e Tasi», spiega Carù. «Ciò per evitare sovraccarichi fiscali al cittadino in un solo periodo». L’entrata complessiva scritta nel bilancio previsionale ammonta a 7 milioni 800mila euro. Nella cifra sono compresi la quota della raccolta che va ad Ala, il prezzo dello smaltimento in parte eseguito da Accam (per l’indifferenziato) e in parte da un altro inceneritore, i costi accessori sostenuti dal Comune (personale, riscossioni, gestione, calcoli). Rispetto al 2017 c’è un lieve calo, sebbene l’assessore preferisca parlare di «tributo stabile» in quanto «la riduzione si trova nel piano finanziario ed è pari a 7mila euro». Nulla di trascendentale.
I soldi mancanti
Non come quei 13 milioni 158mila 522 euro (il dettaglio nella tabella qui a fianco) che l’esecutivo di centrodestra insegue da due anni. Sono i soldi mancanti, arretrati o evasioni- a seconda della terminologia preferita – di cui l’assessore non vuole assolutamente perdere un centesimo. Perché, come dice lui, «quando bisogna guardare il centesimo tali entrate fanno la differenza». Di questa cifra, calcolata nel giugno 2016 e riguardante tutti i tributi (Imu-Ici, Tari e Tasi), al 31 marzo scorso sono stati recuperati 4 milioni 131mila 168 euro. Abbastanza per ritenere di essere sulla strada giusta: «Rispetto agli incassi di chi ci ha preceduto, ovvero una media di un milione 200mila euro l’anno, posso ritenermi soddisfatto. Anche perché siamo riusciti a far rientrare nell’elenco casi al limite della prescrizione». Ne restano 9 milioni.
L’equità fiscale
Insomma, il recupero rimane un punto cardine dell’azione di Carù. Il primo tema evidenziato una volta divenuto assessore al Bilancio e preso atto dei conti comunali. Il mantra che viene ripetuto a scadenze regolari. Ora in corrispondenza della definizione di quelle legate alla Tari. E il motivo politico, oltre a quello pratico di poter disporre di di risorse altrimenti perse, è presto detto: «L’equità fiscale». Il principale motore di tale rincorsa. «Attenzione, però: noi non intendiamo passare per un ente riscossore o un’agenzia di recupero», sottolinea il vicesindaco. «E distinguiamo tra quanti non ce la fanno, che poi sono gli unici che vengono a parlarci, e i furbetti». Ovvero, quelli sempre nel mirino dell’amministrazione di centrodestra.