Natale con i tuoi e Pasqua al Maga. Potrebbe essere trasformato così il famoso detto, anche se non tutti hanno saputo cogliere l’occasione del museo aperto al pubblico. Domenica le presenze sono state limitate a una sessantina di persone. Molto meglio a Pasquetta con il doppio dei tagliandi rispetto al giorno prima staccati già alle prime ore del pomeriggio. Bilancio buono, dunque, per la mostra Kerouac, Beat Painting, aperta il 3 dicembre e ormai vicina alla chiusura che avverrà il 22 aprile.
Persino una scuola delle erbe
Gli appassionati d’arte (ma non solo loro) hanno avuto quattro mesi per poter visitare la rassegna dedicata al grande autore della Beat Generation, quindi è normale che ormai i numeri siano in discesa. Ma c’è ancora chi vuole conoscere le opere di Kerouac, molto amato come scrittore, meno noto come pittore, anche se le sue opere mantengono una valenza artistica che va oltre l’importanza del nome di chi le firma.
Soddisfatti al Maga per i numeri di questi mesi e già proiettati sugli eventi di questo intenso mese di aprile.Nel cartellone del museo, infatti, c’è l’incontro con l’archistar Daniel Libeskind in programma il 14.
Un appuntamento promosso dall’assessorato al territorio coordinato da Alessandro Petrone ma sul quale il Maga ha dato massima disponibilità della sua struttura organizzativa. Il 22, poi, ci sarà il finissage della mostra di Kerouac con una serie di eventi che si accavalleranno, dalle performance insieme al liceo coreutico all’inaugurazione della Scuola delle Erbe promossa con l’istituto Falcone che servirà a realizzare una sorta di orto medievale a lato dell’ingresso secondario del Maga.
Una risorsa del territorio
Questi quattro mesi di Beat Painting non sono stati solo all’insegna della mostra, pur molto interessante. A corollario dell’evento una serie di iniziative allo scopo di rendere il museo sempre più vivo. Obiettivo che sta alla base del mandato della presidente Sandrina Bandera ed è messo in pratica dalla direttrice Emma Zanella in sintonia con quanto deciso dal Comune che ha nell’assessore alla Cultura Isabella Peroni uno sprone propositivo. A parte un paio di appuntamenti non molto partecipati, in via De Magri ci sono stati in media circa 80-120 presenze, ciò a significare che c’è bisogno di arte e di cultura e che il Maga si pone come un punto di riferimento importante, rispondendo così alle critiche degli scettici e dei detrattori che vogliono sempre vedere il presidio culturale gallaratese più come un peso che come una grande risorsa per il territorio. È vera, invece, quest’ultima tesi. Non quella di chi critica.
Ente di rilevanza regionale
La dimostrazione del ruolo centrale del Maga arriva, inoltre, da due riscontri evidenti. Uno è di qualche mese fa, uno di settimana scorsa. Il museo è stato selezionato dal ministero come uno dei 150 luoghi di cultura, l’unico di arte contemporanea, che beneficeranno di uno speciale contributo, il cui importo deve essere stabilito da Mibac e ministero al Bilancio. Ciò significa che il Maga entra in una ristretta cerchia. E va premiato. Simile il discorso lombardo: il museo gallaratese, infatti, è stato promosso ente di rilevanza regionale. Ciò non può che incanalarlo verso progetti ancora più ambiziosi. Tra un mese (il 5 maggio) sarà aperta la mostra antologica dell’artista toscano Paolo Masi, poi toccherà a una rassegna fotografica (in ottobre) curata insieme al Centro internazionale di Lione. Ma i fuochi d’artificio riguarderanno tre grandi mostre, di cui non vengono svelati gli autori. Un segreto che che ne nasconde un altro: come fanno al Maga a recuperare le risorse per un’attività così ricca e così ambiziosa? Sponsor, istituzioni e tanta passione. Così l’araba fenice è rinata dopo il devastante incendio 2013. Per continuare a stupire.