Gallarate In negozio la domenica? «Ci possiamo arrivare però contiamo la gente»

La Prealpina - 10/05/2018

Il punto di svolta, come sempre, può scaturire soltanto dai conti: se il gioco vale la candela, si gioca. Detta in modo più consono al tema, che è il commercio cittadino, e usando le parole di Marco Introini, uno dei vicepresidenti uscenti di Ascom Gallarate Malpensa, «l’importante è stabilire il rapporto costi-benefici». A seconda di come pende la bilancia si possono vedere più o meno saracinesche su nei giorni di festa pieni di iniziative come l’ultima domenica, che alla voce “ennesima occasione perduta” ha lasciato amareggiata l’assessore Claudia Mazzetti (Attività produttive) di fronte a una piazza stracolma di gente e di negozi chiusi, ma la decisione sarà consapevole soltanto nel momento in cui si potrà capire il valore dell’opportunità. «Bisogna misurare i flussi di persone», incalza il rappresentante dei negozianti. «E sono anni che lo chiediamo». Di qui, insomma, parte il ragionamento della categoria sulle aperture nei giorni di festa ritmati da eventi, sugli orari elastici che permettono acquisti in pausa pranzo e sul mercato itinerante nei rioni. Tre proposte diverse nel loro manifestazione concreta, però legate dal denominatore comune della necessità di essere utili ai fini del fatturato.

La coperta corta.

L’associazione di categoria è in una fase di interregno per il cambio di presidente. Tuttavia la linea è consolidata. A Introini, vice uscente, comunque riconfermato nell’assemblea dei fiduciari, il compito di spiegarla. Punto primo: le saracinesche abbassate nelle giornate festive di grande richiamo. «Il problema è sempre quello della coperta corta: ogni commerciante valuta il rapporto tra spesa e incasso», afferma. «Quindi, il Distretto urbano del commercio e Ascom devono cercare di migliorare l’attrattività del centro storico, che può considerarsi un centro commerciale naturale, poi ognuno fa i conti a casa sua. Però qui a Gallarate, a differenza per esempio di Busto Arsizio, non possiamo misurare in modo preciso quanta gente passa in un determinato momento e questo implica di basarsi sulla percezione personale. Beh, non c’è niente di peggio, per un imprenditore, di un’analisi spannometrica». Invece con un misuratore dei flussi alle porte del nucleo antico al quale aggiungere quello particolare in ogni punto vendita, come da sempre accade nei centri commerciali, si potrebbe avere l’esatta dimensione della potenzialità d’acquisto. «In più non c’è la certezza che a ogni ingresso in negozio del cliente corrisponda l’uscita con il sacchetto, mentre i costi dell’apertura ci sono», aggiunge. «Ovviamente, il titolare deve mantenere alta l’attrattiva del suo negozio». Dunque, possibilità di apertura domenicale? «Ripensando anche all’effetto traino avuto dalle iniziative del Naga lo scorso anno, credo comunque che ci arriveremo. Noi sensibilizzeremo sicuramente i nostri soci. E, in tal senso, il misuratore di flussi è uno strumento utilissimo».

I beni voluttuari

C’è poi la proposta dell’assessore Mazzetti di tenere aperto durante la pausa pranzo. Qual è la posizione? «Il concetto è identico a quello delle domeniche», sostiene Introini. «Anche qui bisogna a arrivare a stabilire il rapporto costi-benefici. Però…». Però? «Gallarate è cambiata negli usi. Molte persone adesso hanno orari lavorativi più disparati, sicché per alcune merceologie l’utilità dell’orario continuato in negozio c’è. Penso ai beni voluttuari, quelli non di prima necessità: durante la pausa pranzo magari si acquistano più facilmente».

La massa critica

Infine, il mercato da riportare nei rioni. Anche questa un’idea della delegata alle Attività produttive, per favorire la popolazione anziana. «Il punto è la massa critica che un venditore ambulante può fare nel quartiere», conclude il vicepresidente di Ascom. «In qualsiasi caso, il commercio di prossimità è sempre auspicabile. Ma pure in tal caso bisogna fare i conti con quartieri più attraenti di altri». Appunto.