Gallarate Il Fare va all’asta Costa 5,5 milioni

La Prealpina - 21/09/2017

Doveva essere la grande sfida urbanistico-commerciale del nuovo millennio: la moderna proposta imprenditoriale sulle ceneri della storica industria della quale rimangono in memoria qualche arco strutturale e una palazzina Liberty. Ma è stato un pesante fallimento. Dal quale si vuole uscire il prima possibile. Magari con un progetto di rilancio. È la speranza di chi amministra il Fare nella sua interezza e spera nel buon esito della prossima doppia asta. Cioè, il terzo tentativo da quando la proprietà ha perso tutto ed è stata avviata la procedura fallimentare. Sicché il 29 settembre andranno all’incanto i 5mila metri quadrati del centro vetro-acciaio con negozi (da anni vuoti) su tre livelli per un costo base di 5 milioni e mezzo di euro e il 19 dicembre toccherà al piano e mezzo della zona uffici in due lotti distinti da 378mila e 704mila euro di partenza. È quasi scontato sottolineare che giudice, curatore e amministratore condominiale auspichino la svolta già nella proposta di vendita di fine mese.

Un esito positivo dell’asta darebbe l’accelerata a un processo di rilancio in qualche modo messo in moto nell’ultimo anno con successo. Come dimostra la concessione di due piani del silo a Palazzo Borghi per offrire un parcheggio sicuro e a buon mercato ai molti pendolari che utilizzano la vicina stazione ferroviaria di Gallarate. Basta una visita al Fare per rendersene conto: l’altro giorno gli stalli erano praticamente pieni e le auto avevano in bella vista sul parabrezza la tessera plastificata che indica l’abbonamento da 20 euro al mese. Senza contare che si può lasciare la vettura anche saltuariamente al costo di un euro al giorno. «I soldi finiscono al Comune, che li riutilizza nelle spese necessarie a mantenere in ordine la struttura, e la gestione è in carico ad Amsc», ricorda l’amministrazione condominiale. «La nostra intenzione, ora, è di occupare anche gli altri piani del parcheggio. pensiamo a una formula diversa studiata sulla sosta a lungo termine».

Insomma, nonostante l’opera faraonica di Cedrate da fuori appaia come una cattedrale nel deserto, c’è volontà e possibilità di darle un futuro. Anche perché nell’ala degli uffici è viva e ospita le sedi della Cna e di un’azienda. E la palazzina Liberty è sede di un’impresa.

Il resto, cioè l’imponente centro commerciale, è di proprietà di Immobiliare Nuova Venegoni srl (dichiarata fallita l’1 luglio 2014), mentre la Borgomaneri (la società che ha costruito il tutto) ha perso da tempo ogni titolo. È proprio qui che si gioca la partita più difficile. La cifra di partenza, pur ribassata dopo due aste andate a vuoto, rimane importante: 5 milioni e mezzo. Ai quali bisogna aggiungere le spese per rimettere in funzione l’edificio. Comunque, risolti i problemi delle intrusioni («A parte qualche vandalismo saltuario, non ce ne sono più»), messa in sicurezza l’area, questi 5mila metri quadrati possono essere un’opportunità per chi ha un progetto e la forza economica di sostenerlo.

Intanto oggi prosegue la manutenzione del silo con l’eliminazione dell’ossido dalle parti ferrose e l’avvio della ritinteggiatura. «Costa 100mila euro l’anno tenerlo a posto», fa sapere l’amministratore. «Anche se ci sono soltanto 100 auto, la spesa è come se ce ne fossero 400». Perciò bisogna farlo fruttare. Anche puntando sull’asta del 29 settembre.