Prossimamente anche i frontalieri potranno chiedere di essere tassati in via ordinaria come i lavoratori residenti svizzeri, invece che alla fonte, con la possibilità di utilizzare le deduzioni previste, come interessi ipotecari, spese di trasporto, pasti, terzo pilastro, alimenti. È quanto prevede la revisione dell’imposizione alla fonte del reddito da attività lucrativa accolta ieri dal Consiglio degli Stati, il Senato elvetico. In questo modo gli stranieri senza permesso di domicilio potrebbero essere tassati in via ordinaria se il loro reddito lordo supera un certo limite, che oggi è di 120mila franchi. Tale possibilità verrebbe estesa anche a coloro che non sono residenti nella Confederazione, ma vi conseguono oltre il 90% dell’intero reddito familiare, frontalieri compresi. Il problema è che, secondo la normativa elvetica, nel reddito familiare rientra anche il valore di locazione degli immobili di proprietà, stabilito da un notaio.
Morale: per poter accedere alla tassazione ordinaria bisognerà non possedere alcun immobile in Italia, a meno che (difficile) il valore locativo di questo non sia inferiore al 10% del proprio. A quel punto converrà passare alla tassazione ordinaria? Forse sì, forse no. Si è sul filo. «Per tutti i calcoli – dice Eros Sebastiani, presidente dell’associazione Frontalieri Ticino – stiamo prendendo contatto con commercialisti e fiduciari per avere anche noi delle risposte serie da dare sia ai nostri associati».
Di certo l’altro novità è che si tornerà anche al cosiddetto moltiplicatore comunale medio, esattamente come già accadeva fino al 2014, mentre nel 2015, il Canton Ticino alzò il coefficiente del moltiplicatore comunale al livello massimo.
Va infine specificato che stando a quanto si sa oggi, il futuro Accordo tra Italia e Svizzera sull’imposizione fiscale dei frontalieri prevedrà il pagamento dell’Irpef in Italia. Così l’imposta svizzera rappresenterà una specie di “anticipo”, in quanto verrà poi sottratta dall’imposta italiana. «Tuttavia – conclude Sebastiani – bisogna vedere anche a livello europeo quello che accade con gli accordi internazionali.
Siccome nessuno sa realmente cosa succederà, anche perché il negoziatore italiano Vieri Ceriani ha sempre detto che se in Svizzera passassero referendum tipo quello “Prima i nostri” di sabato, l’Italia non sottoscriverebbe l’accordo, questo non vuole per forza dire che ci sarà la tassazione Irpef immediata».