In colonna fra Chiasso, Mendrisio, Ponte Tresa e Lugano. E’ altissima la percentuale di frontalieri varesini che, ogni giorno, fanno avanti e indietro in auto dal Canton Ticino per andare a lavorare. Ovviamente utilizzano e usurano le strade: asfalti, segnaletica, eccetera. Un costo, certo. E anche pesante: tanto che il Dipartimento del territorio, uno dei cinque ministeri cantonali, lo ha calcolato in 22,5 milioni di euro l’anno. Un salasso, pari a 20,5 milioni di euro.
In Svizzera la chiamano invasione anche perché le strade sono rimaste più o meno le stesse di sempre, la ferrovia Arcisate-Stabio non è stata ancora completata su territorio italiano, mentre i frontalieri si sono moltiplicati a dismisura. La cifra astronomica ha riaperto una delle ferite più dolorose sul confine: quello della viabilità “provocata” dagli italiani.
Tanto che il consigliere nazionale svizzero Lorenzo Quadri, sul sito mattinonline ha lanciato una proposta: «Adesso che questa cifra – ha affermato – è stata indicata ufficialmente, ciò accredita la mia richiesta di introduzione di una tassa d’entrata per frontalieri. Ricordo che l’economista dell’università di Friborgo Reiner Eichenberger aveva pubblicamente dichiarato che introdurre una tassa di questo tipo è possibile, a copertura dei costi infrastrutturali e socio-economici generati dal frontalierato. Senza poi contare i costi indiretti – sia economici che in termini di qualità dell’aria e, più in generale, di vita dei ticinesi – generati dalle strade intasate da veicoli di frontalieri, i quali entrano quotidianamente in Ticino uno per macchina. L’eventuale tassa non la dovrebbero necessariamente pagare i lavoratori. Potrebbe anche essere a carico di chi assume i frontalieri. Oppure suddivisa tra lavoratore e datore di lavoro.
A ciò – ha aggiunto Quadri, leader della Lega dei ticinesi – si aggiungono fenomeni occupazionali nefasti come la sostituzione di residenti con frontalieri e il dumping salariale. Questi sono fenomeni recenti, provocati dalla devastante libera circolazione delle persone senza limiti.
Nei primi anni Settanta, quando si siglavano agli accordi tra Italia e Svizzera, sulla fiscalità dei frontalieri, questi temi erano ancora al di là da venire. Adesso, a oltre quarant’anni di distanza, è cambiato il mondo. E occorre tenerne conto».